lunedì 12 settembre 2011
Guccini e Macchiavelli al Festival di Mantova
da RepubblicaBologna
Macchiavelli si finge intimidito da un migliaio di spettatori, e fa cominciare Guccini. Ripercorrono la loro storia di coppia letteraria, da quando il cantautore propose la traccia di una storia ambientata tra i minatori al giallista. Storia che diventò poi Macaronì.
gucmac1Come nasce un loro libro? Il dialogo sembra uno sketch. Guccini: «Loriano ha una trama per il prossimo giallo. Nasce da una storia vera, e insieme costruiamo la struttura e i personaggi». Macchiavelli: «nel giallo il lettore si muove su come l’investigatore interpreta gli indizi. Nella stesura capita che le cose cambino: l’assassino, i nomi». Guccini: «scrivere un giallo è divertente. A volte chiamo Loriano e gli dico: lo ammazziamo? Lui: sì, lo impicchiamo? Io: no, non mi basta! E magari qualcuno ci ascolta e ci guarda con sospetto…»
Parlano di Malastagione, dei luoghi dell’Appennino, e raccontano anche degli Elfi. «Quelli li ha visti solo Francesco!» «Sono persone che vivono dagli anni ’70, senza luce e senz’acqua, coltivano la terra e allevano animali. Non si sa quanti siano, anche perché cambiano. D’estate sono molti, d’inverno meno. Si sono chiamati Elfi per omaggiare Tolkien. Hanno anche bambini, che vanno a scuola e nell’intervallo leggono libri, ma la sera passano dal bar del paese e rimangono incantati dalla televisione».
«Con Santovito abbiamo raccontato storie dell’Appennino del passato. Con questo romanzo volevamo raccontare quelle d’oggi. Abbiamo creato un altro personaggio. L’idea di un figlio di Santovito non ci piaceva. Abbiamo scoperto che la Forestale può indagare come altre forze dell’ordine. Così abbiamo scelto una guardia forestale, Poiana», dice Loriano, e Francesco aggiunge: «e loro sono stati felicissimi. Ci sono fiction su tutti, finalmente anche su di loro!»
L’unica scena di sesso l’ha scritta Guccini. «Lui ha più esperienza», scherza Macchiavelli. «La verità è che è molto difficile scrivere di sesso, e Loriano me l’ha rifilata!» Insieme però trovano le parole dell’Appennino, quelle dialettali, che si trovano nel testo, e descrivono i luoghi, o meglio li inventano. «D’estate ci sono persone che salgono a Pavana e mi chiede della Ca’ Rossa. Non esiste! Alcuni vengono a cercare la porta verde di mio zio Amerigo, quello della canzone. Non esiste più!», ride Guccini.
Ma le storie restano, e c’è spazio anche per ricordare il fumettista Bonvi e il musicista Victor Sogliani. Guccini racconta di quella sera in cui, tanti anni fa, fecero uno scherzo a Victor: «gli avevamo fatto credere che Bonvi fosse diventato un lupo mannaro, e uno aveva anche finto di essere una vittima, uscendo dal bosco. Victor era spaventato, ed era corso alla polizia, per denunciare che il suo amico era diventato un lupo mannaro… e quelli avevano capito un vampiro… Il giorno dopo era sui giornali!»
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