venerdì 14 dicembre 2012
martedì 11 dicembre 2012
domenica 9 dicembre 2012
venerdì 7 dicembre 2012
Guccini da Fazio e Mollica
martedì 4 dicembre 2012
Un nuovo racconto per Natale
Autore: Marcello Simoni, Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli, Valeria Corciolani, Alfredo Colitto, Sandro Toni, Gianfranco Nerozzi, Angela Capobianchi
Editore: Mondadori
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo copertina: 18,00 €
Nove storie gialle. Nove storie che ruotano attorno a un alimento, un ingrediente, una ricetta segreta.
Gli autori dei racconti raccolti in questo volume ci conducono attraverso tutte le emozioni legate al cibo, all'arte di prepararlo, alla gioia di condividerlo, e al tempo stesso affondano con maestria la lama della narrazione in quella piccola crepa, in quello slittamento sinistro che spesso si accompagna al piacere dei sensi.
Dagli Appennini dove si macella il maiale in brumose giornate invernali fino al lontano Sudamerica dove le piantagioni di caffè nascondono un segreto, da una lucente cipolla di Tropea a un calice di vino fruttato, ogni momento di questo banchetto letterario riserva ai commensali una sorpresa inquietante.
In tutti e nove questi racconti la tensione si condensa in un momento dell'anno molto speciale: il Natale, che con il suo carico di attese, desideri, sentimenti forti finisce spesso per spingere anche le persone più insospettabili a uscire dai binari della normalità.
domenica 2 dicembre 2012
giovedì 29 novembre 2012
mercoledì 28 novembre 2012
lunedì 26 novembre 2012
martedì 20 novembre 2012
giovedì 15 novembre 2012
Anteprima di "Notti"
Notti che durano non so quante ore
cascate impetuose o gocce in un mare
notti che bruciano su una ferita
notti boccate di vita.
venerdì 9 novembre 2012
"L'ultima Thule" anticipazione
Quando è stata quell'ultima volta
che ti han preso quei sandali nuovi
al mercato coi calzoni corti
e speranza d'estate alla porta
ed un sogno che più non ritrovi
e quei sandali duravan tre mesi
poi distrutti in rincorse e cammino.
Quando è stata quell'ultima volta
che han calzato il tuo piede bambino
lungo i valichi dell'Appennino.
Quando è stata quell'ultima volta
che ti ho vista e poi forse baciata
dimmi adesso ragazza d'allora
quando e dove te ne sei andata
perchè e quando ti ho dimenticata.
Ti sembrava durasse per sempre
quell'amore assoluto e violento
quando è stato che finito il niente
perchè è stato che tutto si è spento
non ha visto nemmeno settembre.
Quando è stata quell'ultima volta
che hai sentito tua madre cantare
quando in casa leggendo il giornale
hai veduto tuo padre fumare
mentre tu ritornavi a studiare
in quei giorni ormai troppo lontani
era tutto presente e il futuro
un qualcosa lasciato al domani
un'attesa di sogno e di oscuro
un qualcosa di incerto e insicuro.
Sarà quando quell'ultima volta
che la vedi e la senti parlare
quando il giorno dell'ultima volta
che vedrai il sole nell'albeggiare
e la pioggia ed il vento soffiare
ed il ritmo del tuo respirare
che pian piano si ferma e scompare.
mercoledì 7 novembre 2012
martedì 6 novembre 2012
mercoledì 31 ottobre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
mercoledì 24 ottobre 2012
martedì 16 ottobre 2012
giovedì 11 ottobre 2012
giovedì 27 settembre 2012
27 settembre Guccini incide l'album
"per i gucciniani: oggi 27 settembre incomincia ufficialmente la registrazione del nuovo CD di Francesco. Dopo soltanto 7 anni...".
Ecco le prime foto dalla sala di registrazione approntata a Pàvana:
martedì 25 settembre 2012
martedì 18 settembre 2012
Pavanare a costo zero
Fu tra i musicisti del Club Tenco che nacque la consuetudine di chiamare "pavanate" le gite a casa di Francesco, percorrendo la tortuosa statale n.64 Modena-Pistoia per andarlo a trovare.
Molti fan sciagurati continuano a farlo, anche in mancanza di un invito esplicito, ma in questi tempi di ristrettezze economiche si può limitarsi a farlo "virtualmente" grazie a questa comoda funzione di
Google Maps
giovedì 13 settembre 2012
il Guccini di notte di Giovanni Bogani
mercoledì 12 settembre 2012
sabato 25 agosto 2012
giovedì 23 agosto 2012
martedì 7 agosto 2012
lunedì 6 agosto 2012
mercoledì 1 agosto 2012
5 agosto a Monteacuto
martedì 10 luglio 2012
domenica 8 luglio 2012
venerdì 6 luglio 2012
giovedì 5 luglio 2012
venerdì 29 giugno 2012
giovedì 28 giugno 2012
mercoledì 27 giugno 2012
Guccini a Positano il 30 giugno 2012
venerdì 22 giugno 2012
Caterina Caselli canterà con Guccini
martedì 19 giugno 2012
L'hanno fatto "cantare"
lunedì 18 giugno 2012
venerdì 15 giugno 2012
DoreciakGulp sabato 17 ore 13.30 su RAI1
giovedì 14 giugno 2012
a gonfie vele
mercoledì 13 giugno 2012
martedì 12 giugno 2012
giovedì 7 giugno 2012
Boom del Dizionario delle cose perdute
sabato 2 giugno 2012
25 giugno a Bologna Emilia Live
lunedì 28 maggio 2012
sabato 19 maggio 2012
martedì 15 maggio 2012
Tutto su "Dio è morto" su Rai Replay
lunedì 14 maggio 2012
Guccini da Fazio e Saviano
sabato 5 maggio 2012
21 maggio 2012 Guccini laureato HC a Roma
domenica 29 aprile 2012
Cose perdute: la "banana"
mercoledì 4 aprile 2012
martedì 3 aprile 2012
Intervista a Tutto Libri
Canarino va'
Il primo nome, con il primo nucleo dell’Equipe si chiama "Blue cups" e comprende solo Adolfo Sogliani "Victor". Arrivano poi Maurizio Vandelli, Franco Ceccarelli e Alfio Cantarella. Vengono aiutati da Pier Farri ( produrrà piu’ tardi Francesco Guccini), ed incidono il primo disco con il nome EQUIPE 84: Canarino va", inno alla squadra di calcio modenese (che milita nella serie A., siamo nel 1963). Va detto che esistono due versioni per il nome, la prima li vede legati al famoso Brandy Stock 84, con il quale speravano di essere sponsorizzati, l’altra, la somma dell’età dei componenti del gruppo, la piu’ attendibile sarebbe quest’ultima, a detta di Maurizio Vandelli. Sul labo B viene scelta "Liberi d’amare", brano in cui si denotano già una certa classe e capacità del gruppo.
da http://www.sezionemusica.it/
lunedì 2 aprile 2012
Sulla bacheca AUDACE l'Unità
Il tam tam è già partito su Facebook con i dettagli della serata, a cui sono annunciati Roberto Vecchioni, Moni Ovadia, Simone Cristicchi, Modena City Ramblers, Leo Brizzi, Maria Grazia Campus, Bandabardò, Alessandro Benvenuti, Gualtiero Bertelli, Alessio Lega, Tete de bois. E con loro ci saranno il leader del Pd, Pierluigi Bersani, il direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, Claudio Sardo, e Sergio Staino, a cui si deve l'idea dell'iniziativa (assieme a Gianni Cuperlo).
E proprio Staino firma il manifesto dell'appuntamento: su sfondo tutto rosso, ritrae il popolare Bobo che imbraccia la chitarra sotto la scritta - parafrasando Guccini - "sulla bacheca, audace - l'Unità".
venerdì 23 marzo 2012
Black Tarantella
In attesa del nuovo album che a detta dei suoi più stretti collaboratori è già in lavorazione, e di svelare il misterioso arcano che lo avvolge, ovvero se i live del “maestrone” continueranno in futuro dopo l’ultimo sofferto concerto dell’Unipol Arena del dicembre scorso a Bologna, ecco la performance che non t’aspetti, ma che flirta dialetticamente con la passione per il blues e per le radici popolari che il Guccio continua a mantenere vivi con la sua terra.
“A ‘n n’è mica facil laser la ca per cater che so da lavurer (non è mica facile lasciare la casa per trovare quassù da lavorare)”, canta Guccini, “laser paes, i fioo, la muiera, laser il dialatt, laser la vida (lasciare il paese, i figli, la moglie, lasciare il dialetto, lasciare la vita)”. Questi i versi iniziali della parte cantata dall’autore modenese, descrizione fitta fitta di particolari su Gerardo il muratore “terrone” che arriva a Modena ed è subito “estraneo”, politicamente impegnato, anarchico come fosse uscito da La locomotiva, in un tempo non tanto lontano che sembra gli anni settanta.
“Mè a i era sol al so frutarol, ma a i era amigh cun cal terun (Io ero solo il suo fruttivendolo, ma ero amico con quel terrone), perché a ‘n n’era mia ‘na ligera, ma ‘na persouna cun un gran cor (perché non era un poco di buono, ma una persona con un gran cuore)”, proseguono i versi di questo duetto Nord e Sud, Guccini e Avitabile, ritmato a suon di corde pizzicate.
“Sono stato a Pavana è ho fatto ascoltare a Francesco, Gerardo Nuvola ‘e povere”, spiega Avitabile, “E’ la storia quasi vera di un uomo emigrato a Modena, nostalgico di una sinistra che gli garantiva sogni e diritti, morto sul lavoro. Francesco era affascinato dal mio dialetto e mi ha regalato il suono appenninico del suo”.
Dopo la stesura di un vocabolario di pavanese, la traduzione della Casina di Plauto sempre in pavanese nel 1992 e un blues in modenese negli anni settanta, Guccini torna al dialetto come forma linguistica musicale per porre una nuova tappa nel suo palmares d’artista: il duetto con un collega, un po’ come i grandi musicisti pop americani amano fare nei momenti celebrativi.
da Il Fatto Quotidiano
25 marzo 2012 Guccini a Che tempo che fa
mercoledì 14 marzo 2012
Guccini sabato 17 marzo in Valpolicella
di Camilla Madinelli - L'Arena di Verona
lunedì 12 marzo 2012
mercoledì 7 marzo 2012
venerdì 2 marzo 2012
Dalla: il ricordo di Guccini
"L'ho incontrato per la prima volta quando suonava il clarinetto con gruppi dai nomi come Reno Jazz Band (Casalecchio, ovviamente!), Panigal Jazz Band eccetera. Era la fine degli anni '50. Insieme - racconta all'ANSA - progettammo una radio, negli anni '70, la 'Marconi and company', ma quando la polizia chiuse Radio Alice fummo costretti a lasciar cadere il progetto".
"Una sera - continua Guccini - andammo in macchina a Vergaio, dove abitava Benigni, che allora era agli inizi della sua carriera e faceva 'Cioni Mario', per registrare le sue gag: con i genitori di Benigni tutti intimiditi che ci offrivano il caffé guardandoci come degli alieni materializzati in salotto".
martedì 28 febbraio 2012
Il Lupo del Limentra commuove anche Michele Serra
L’AMACA del 26/02/2012 (Michele Serra).
C’è un video, su Repubblica online, che desta meraviglia e commozione anche nei cinici e negli adulti (i due termini sono spesso coincidenti). È il salvataggio di un lupo trovato assiderato e morente in un fiume dell’Appennino bolognese. Il cuore non batte più. I volontari di un centro di tutela della fauna selvatica (quello del Monte Adone) lo soccorrono. Gli praticano il massaggio cardiaco. Una ragazza gli fa la respirazione bocca a bocca, in una simbiosi uomo-bestia che è mitologia incarnata, e fiaba però vera. Si sente il rumore del fiato, se ne intuisce il tepore nel paesaggio ghiacciato, si scruta il muso del lupo per cercare qualche indizio di vita.Lo portano al caldo, in una casa rurale, lo adagiano su due sedie davanti al focolare. La padrona di casa sorride. Lo asciugano con il phon. Lo trasportano nel centro di recupero. Lo nutrono con le flebo. Si vede il muso affilato riprendere movimento, un orecchio muoversi. Dopo qualche giorno riescono a fargli mangiare un uovo,il rumore della lingua che lappa, per chiunque abbia avuto a che fare con un cane, è una sinfonia. La bestia è salva. Il tutto dura appena un paio di minuti. Bellissimi: bello il lupo, belli i volontari, belli i capelli neri della ragazza che bacia in bocca il lupo e gli ridà la vita.
Da La Repubblica del 26/02/2012.
giovedì 23 febbraio 2012
Il Pirata Pacioccone e Manodifata a Roma
Sabato 10/03/2012 Sala Sinopoli, ore 18 - Roma
Una produzione Fondazione Musica per Roma
Francesco Guccini
Dizionario delle cose perdute. La playlist del nostro passato
Biglietti: Posto unico: 2.00 euro
Il passato, la memoria di posti, persone, cose di un altro tempo, sono stati da sempre la linfa del modo di fare canzone e letteratura di Francesco Guccini, un poeta amato e cantato da tre generazioni di italiani. Dai giorni lontani di Pàvana, la piccola patria in cui il Guccini ragazzino visse i primi anni della sua vita, al ricordo del prozio Amerigo che cerca di fuggire la povertà e la fame andando incontro al sogno americano. Le piccole cose che sono state a volte il centro del mondo di un adolescente, poi di un adulto che guarda il mondo e dice la sua, riempiono un lungo amarcord fatto di osterie fuori porta, di sigarette fumate al cinema e, più vicino, delle linguette delle lattine e del telefono col duplex. Ecco il raffinato lessicografo della lingua e del mondo contadino tosco-emiliano applicarsi con ironia e poesia a piccoli oggetti che hanno accompagnato un pezzo della vita di Guccini e di tanti italiani. Nasce cosi una playlist del passato, un dizionario mandato a memoria dall’autore di “Salomone pirata pasticcione” e dell’aiutante Manodifata (un mitico carosello firmato Guccini per una famosa amarena della vecchia tivù in bianco e nero).
venerdì 17 febbraio 2012
giovedì 9 febbraio 2012
"Incontro" 'sbobinato' nel 1976
Incontro, più che una canzone malinconica, è tutto sommato una canzone ironica, nata dal fatto che a Modena c'era una mia amica che tra tutte le ragazze che conoscevo era la più emancipata. Aveva una madre e una nonna inglesi e si favoleggiava molto sulle sue origini. Malgrado avesse un nome italianissimo, per tutti era la Betty. Questa ragazza, con la quale non c'era stato niente di più che un'amicizia, quando avevo diciassette anni mi disse una frase che mi colpì: - Ti rendi conto che io ho ormai sedici anni e non ho ancora scopato? Magari domani muoio e non ho mai scopato -. Questa frase mi fece un certo effetto, perché devo confessare che neanche io a diciassette anni avevo mai goduto di questa leccornia. Sempre di lei mi ricordo che le coprivo alcune uscite. Le cose andavano così. La Betty mi telefonava e mi chiedeva di andarla a prendere la sera. Questo voleva dire che io mi presentavo in famiglia e dicevo: - Buonasera signora, lascia venire la Betty fuori con me? - Uscivamo, e svoltato l'angolo c'erano dei maschi altissimi con delle spalle enormi che l'aspettavano. Io, insomma, ringraziavo e andavo via. Poi ci siamo persi di vista e dopo quindici anni mi ha telefonato per raccontarmi la sua tristissima storia.
E correndo mi incontrò lungo le scale
quasi nulla mi sembrò cambiato in lei
Questi versi sono bassamente romantici, lo devo ammettere. Ovviamente non è vero che ci siamo incontrati con lei che mi correva incontro lungo le scale. Però tutto sommato era carino, sembrava la sequenza di un film di Lelouch al rallentatore...
la tristezza poi ci avvolse come miele
Questo è un verso che mi piace moltissimo. Nasce da Suzanne di Leonard Cohen, quando dice «Il sole si riversa come miele». Nella mia canzone l'immagine del miele l'ho usata non come un elemento di dolcezza, ma come qualcosa che si appiccica addosso.
per il tempo scivolato su noi due.
...L'andare indietro nel tempo, piangendosi addosso, dicendo - Ti ricordi...
Il sole che calava già
rosseggiava la città
«Rosseggiava» è discutibile, probabilmente c'era la necessita di riempire un certo buco metrico e in quel momento non è venuto fuori altro.
già nostra e ora
straniera e incredibile e fredda;
E qui va bene. Si parla di Modena, ovviamente, che allora era il nostro centro vitale. Poi è diventata un città diversa, una città che non si riconosce più.
come un istante déjà vu
ombra della gioventù
Potrebbe sembrare un verso troppo facile, invece è molto sincero. Perché abbiamo avuto tutti dei momenti che ti sembra di avere già vissuto. Ovviamente se tu scrivi «déjà vu» poi devi trovare una rima, allora è saltato fuori «ombra della gioventù».
ci circondava la nebbia.
La nebbia è una presenza.
Auto ferme ci guardavano in silenzio
È un verso che può andare bene, anche se non è molto audace.
vecchi muri proponevan nuovi eroi
Anche in Giorno d'estate c'è una frase più o meno simile, quindi si vede che è un mio cliché che ogni tanto salta fuori. Riguardo agli eroi, volevo dire che all'età di sedici-diciassette anni avevamo un certo tipo di miti come James Dean, i Platters o Elvis, che poi sono completamente cambiati. Mi piaceva l'idea di sottolineare il passaggio di tanti anni attraverso il segno di questi miti differenti.
dieci anni da narrare l'uno all'altro
ma le frasi rimanevan dentro in noi.
«Narrare» può andar bene, c'è anche una ragione metrica.
«Cosa fai ora? Ti ricordi?
Eran belli i nostri tempi!
Ti ho scritto è un anno
mi han detto che eri ancor via».
Qui non c'è proprio niente da dire, è la riproduzione di un dialogo.
E poi la cena a casa sua
la mia nuova cortesia
stoviglie color nostalgia.
Innanzitutto è bene spiegare perché «la nuova cortesia». La famiglia della Betty apparteneva a un ambiente sociale più alto del mio e aveva una casa molto più bella della mia. Tutto questo mi intimidiva molto, anche perché a quell'età non avevo certo una coscienza critica molto sviluppata. Trascorsi quindici anni da allora, ovviamente guardavo le cose in maniera diversa e la mia timidezza di quegli anni mi sembrava assolutamente ridicola. Ecco il perché della «mia nuova cortesia». Per quanto riguarda poi «le stoviglie color nostalgia» devo ammettere che ho rubato questo verso a Gozzano, un poeta che amo molto. Il verso in questione l'ho tradotto da La signorina Felicita ovvero la Felicità, quando dice: «E gli occhi fermi, l'iridi sincere | azzurre di una azzurro di stoviglia». Questa immagine mi era piaciuta. Mi ricordava di quando ero bambino in montagna e mangiavo in piatti di terracotta molto grossi che erano tutti ricamati in azzurro.
E le frasi quasi fossimo due vecchi
rincorrevan solo il tempo dietro a noi
per la prima volta vidi quegli specchi
capii i quadri i soprammobili ed i suoi.
Per «i suoi» intendo i genitori. Qui mi ricollego ancora al discorso della «mia nuova cortesia».
I nostri miti morti ormai
la scoperta di Hemingway
La mia generazione è figlia di quella dei Vittorini e dei Pavese, che hanno tradotto e diffuso un certo tipo di letteratura americana che faceva capo a Hemingway. La scoperta di Hamingway per me equivalse a quella dei Platters. Dovete sapere che quando avevo tredici anni Nilla Pizzi non mi dispiaceva e nemmeno Domenico Modugno, che allora faceva una trasmissione radiofonica in cui cantava canzoni come Lu pisci spada. Poi arrivò il rock and roll con tutti i miti americani. Fu proprio con la Betty che vivemmo tutti questi miti e quando ci siamo rincontrati erano ormai morti.
il sentirsi nuovi
le cose sognate e ora viste
Mi riferisco sempre all'America. Lei ha sposato un americano e anch'io sono corso negli Stati Uniti dietro un'americana. Dopo un mese sono ritornato in Italia. L'America non era propriamente la favola che immaginavo, il maccartismo era ancora imperante.
La mia America e la sua
diventate nella via
la nostra città tanto triste.
Questa è un'immagine un po' così.
Carte e vento volan via nella stazione
Questo verso non è che mi faccia impazzire di gioia, è un po' una caduta. Dovevo descrivere il momento in cui ci siamo salutati alla stazione ed è venuto fuori questo clicché.
freddo e luci accese forse per noi lì
Ecco il momento più tragico della canzone. È un verso molto brutto. Poi quel «lì» messo alla fine lo fa sembrare tanto un verso di Pallavicini, che pur di fare un verso tronco è capace di tutto.
ed infine in breve la sua situazione
Questo è carino, a me piace.
uguale quasi a tanti nostri film:
È vero, la situazione sembrava proprio quella di tanti film che avevamo visto.
come in un libro scritto male
lui s'era ucciso per Natale.
La storia è andata proprio così. Ho precisato «come in un libro scritto male» perché altrimenti poteva sembrare che fosse una mera invenzione.
Ma il triste racconto sembrava
assorbito dal buio
Ho scritto questo, io? L'aggettivo «triste» non è bello, onestamente.
povera amica che narravi
dieci anni n poche frasi
ed io i miei in una solo saluto
In un primo momento la canzone finiva a questo punto. Poi ho sentito il bisogno di concludere con qualche cosa, di tirare le somme su quello che aveva significato per me questa esperienza.
E pensavo dondolato dal vagone
«Cara amica, il tempo prende, il tempo dà
noi corriamo sempre in una direzione
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa».
Questa immagine viene direttamente da: - «Il tutto infinito scorre infinitamente in una direzione, quale sia noi non lo potremo mai sapere», una frase di Husserl. Non mentirò dicendo che ho letto Husserl. Si tratta di una frase che ho letto su un manuale di Anceschi sulla poesia italiana del Novecento.
Restano i sogni senza tempo
le impressioni di un momento
Questo è detto in maniera un po' poetica, ma in fondo è vero.
le luci nel buio
di case intraviste da un treno;
È una cosa che succede quando vedi un gruppo di case e ti domandi: «Chissà chi vive in quel posto?»
siamo qualcosa che non resta
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno.
Questo è un momento in cui l'irrazionale prevale sul razionale. In fondo volevo dire che siamo gente che si agita e magari non sa dove stia andando.