«I l concerto è sempre lo stesso, sempre diverso, come dice la canzone», ride Francesco Guccini, citando la sua «Piccola città». Il cantautore modenese sarà a Padova venerdì per inaugurare il nuovo palazzetto dello sport. L’«effetto Guccini» ha mandato sold out in prevendita la data padovana (ore 21.30, info 049/8644888) e l’unica occasione per sentirlo nelle vicinanze sarà il concerto del 12 marzo a Trieste (ore 21.30, info 0431/510393 ). «Io sono sempre quello, le canzoni sono quelle e i musicisti sono gli stessi – continua Guccini divertito - poi arrivano da me delle persone che dicono di essere al quinto concerto consecutivo “perché tutte le volte cambia» .
Sarà anche per la parte di dialogo con il pubblico, imprescindibile nei suoi concerti… «Sì, quella è sempre improvvisata, dipende dalla serata e dalla gente: il pubblico in un concerto deve essere una buona spalla».
In scaletta ci sarà qualche brano che non riproponeva da tempo? «A Padova non suoniamo da tanto, per chi verrà ci saranno delle sorprese. Ovviamente l’apertura e la chiusura del concerto saranno “Canzone per un’amica” e “La locomotiva” in mezzo alcuni brani che non faccio da anni».
E per quanto riguarda gli inediti? «Suonerò due brani non pubblicati. Uno si chiama “Il testamento del pagliaccio” e racconta di questo pagliaccio in cui ognuno ci si può ritrovare. L’altro brano si chiama “Su in collina” e parla di un episodio della guerra partigiana che ho riproposto partendo da una poesia dialettale bolognese».
Si parlava anche di un terzo brano, «Canzone di notte n. 4»… «Sì ma quello è talmente inedito che non l’ho mai fatto dal vivo. Se la facessi finirebbe immediatamente come le altre su Youtube, e vorrei che nel prossimo album qualche canzone veramente inedita ci fosse».
Ma il nuovo album è a buon punto? «Eh, l’album è molto in fieri, qualcosa farò prima o poi, ma forse è più facile il poi del prima. È difficile che esca anche quest’anno».
Nonostante alcune canzoni abbiano più di 40 anni, nei suoi concerti ci sono moltissimi ragazzini, come se lo spiega? «C’è molto affetto nei miei confronti, la gente ha simpatia per questo personaggio che non è cambiato attraverso il tempo, nonostante il tempo imperversi. Forse è anche un premio alla coerenza della mia carriera».
In questi giorni è al cinema con “Io e Marilyn” di Pieraccioni, ormai sono tanti i suoi camei cinematografici... «Non ho vocazioni cinematografiche, è solo un gioco! Succede spesso ma solo quando sono chiamato dagli amici, con Pieraccioni è già il terzo. È un zingarata alla “Amici miei”, un’occasione per stare tre giorni assieme e vedersi».
A febbraio dovrebbe uscire «Non so che viso avesse», una sua ampia autobiografia, ce la racconta? «Gran parte la fa il professor Alberto Bertoni che ha scritto quello che riguarda le canzoni e i libri, io ho scritto alcuni episodi, come l’esperienza della balera e quella del giornalismo, tutto con un tono molto leggero, quasi umoristico».
Del Veneto ha qualche ricordo particolare? «Adesso va molto di moda tra i giovani bere fuori da un bar e riempire le strade, una delle cose che ricordo di Padova è proprio lo spritz, già in voga tanti anni fa: avete percorso i tempi».
Francesco Verni
20 gennaio 2010 Corriere della Sera