venerdì 30 dicembre 2016
giovedì 15 dicembre 2016
giovedì 10 novembre 2016
lunedì 7 novembre 2016
giovedì 1 settembre 2016
PORRETTA PER GUCCINI dal 2 al 4 settembre 2016
FRANCESCO GUCCINI sarà protagonista di una rassegna di tre giorni a lui dedicata che si terrà dal 2 al 4 settembre a Porretta Terme (BO) presso il Rufus Thomas Park. Durante le tre giornate, ognuna caratterizzata da un tema centrale diverso (I LIBRI, LA MUSICA ed IL CINEMA), Guccini salirà sul palco non per cantare ma per raccontarsi, percorrendo l’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri attraverso i suoi miti, le sue origini, le sue ispirazioni. L’artista ha deciso di sostenere con questo evento una causa benefica a lui particolarmente cara: una parte del ricavato dei biglietti per gli incontri del 2 e del 3 settembre sarà infatti devoluto ad EMERGENCY Ong Onlus, associazione italiana indipendente e neutrale, nata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Sia la giornata del 2 sia quella del 3 settembre avranno il costo unitario di 10 euro, la giornata del 4 settembre sarà invece ad ingresso libero. I biglietti sono disponibili in prevendita presso i punti vendita Vivaticket e online al sito vivaticket.it. Il 2 ed il 3 settembre sarà inoltre possibile acquistare i biglietti direttamente sul luogo dell’evento (info line: 366-1296449 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – www.larcobaleno.net).
Venerdì 2 settembre sarà la giornata dedicata ai LIBRI: alle ore 18.30 Francesco Guccini sarà intervistato da Alberto Bertoni (professore ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Bologna) e alle 21.15 introdurrà il reading-spettacolo “FRA LA VIA EMILIA E IL WEST” di Giorgio Comaschi, con Juan Carlos Flaco Biondini alla chitarra.
Sabato 3 settembre sarà la volta del tema MUSICA. Alle ore 17.00 Antonio Silva e Sergio Secondiano Sacchi del Club Tenco presenteranno la musica di Francesco Guccini in lingua spagnola con il concerto dei musicisti Sílvia Comes, Miquel Pujadó e Rusó Sala. Alle ore 19.00 si terrà il conferimento a Francesco Guccini delle chiavi delle città di Alto Reno Terme. Ospite Enzo Iacchetti, che duetterà con Guccini. A chiudere la serata alle 21.15 il concerto de I Musici, i musicisti che hanno accompagnato Francesco Guccini nella sua lunga carriera live.
Domenica 4 settembre, giornata conclusiva della rassegna, sarà invece dedicata al CINEMA. Dalle ore 10.00 verranno proiettati i documentari che hanno per protagonista Francesco Guccini: “AMERIGO – NASCITA DI UNA CANZONE” (Francesco Guccini – Pier Farri); “ALBUM CONCERTO CON I NOMADI” (Silvano Agosti); “NELL’ANNO 2002 DI NOSTRA VITA, IO FRANCESCO GUCCINI…” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “FRANCESCO GUCCINI. LA MIA THULE” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “BONUS TRACK – FRANCESCO GUCCINI” (Sky Arte).
Durante le tre giornate sarà possibile assistere alla mostra fotografica di Yago Corazza e Greta Ropa, viaggiatori che da anni collaborano con Unicef ed Emergency, all’installazione a cura di LIO e il mondo di TJ dal titolo “Io non volevo andarmene a casa” e ancora alla mostra fotografica “Fra la rete dei giardini – Canzoni fotografate” di Cosimo Damiano Motta – Elisabetta e Pierangelo Vacchetto che sarà allestita all’interno del Parco delle Terme di Porretta.
Venerdì 2 settembre sarà la giornata dedicata ai LIBRI: alle ore 18.30 Francesco Guccini sarà intervistato da Alberto Bertoni (professore ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Bologna) e alle 21.15 introdurrà il reading-spettacolo “FRA LA VIA EMILIA E IL WEST” di Giorgio Comaschi, con Juan Carlos Flaco Biondini alla chitarra.
Sabato 3 settembre sarà la volta del tema MUSICA. Alle ore 17.00 Antonio Silva e Sergio Secondiano Sacchi del Club Tenco presenteranno la musica di Francesco Guccini in lingua spagnola con il concerto dei musicisti Sílvia Comes, Miquel Pujadó e Rusó Sala. Alle ore 19.00 si terrà il conferimento a Francesco Guccini delle chiavi delle città di Alto Reno Terme. Ospite Enzo Iacchetti, che duetterà con Guccini. A chiudere la serata alle 21.15 il concerto de I Musici, i musicisti che hanno accompagnato Francesco Guccini nella sua lunga carriera live.
Domenica 4 settembre, giornata conclusiva della rassegna, sarà invece dedicata al CINEMA. Dalle ore 10.00 verranno proiettati i documentari che hanno per protagonista Francesco Guccini: “AMERIGO – NASCITA DI UNA CANZONE” (Francesco Guccini – Pier Farri); “ALBUM CONCERTO CON I NOMADI” (Silvano Agosti); “NELL’ANNO 2002 DI NOSTRA VITA, IO FRANCESCO GUCCINI…” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “FRANCESCO GUCCINI. LA MIA THULE” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “BONUS TRACK – FRANCESCO GUCCINI” (Sky Arte).
Durante le tre giornate sarà possibile assistere alla mostra fotografica di Yago Corazza e Greta Ropa, viaggiatori che da anni collaborano con Unicef ed Emergency, all’installazione a cura di LIO e il mondo di TJ dal titolo “Io non volevo andarmene a casa” e ancora alla mostra fotografica “Fra la rete dei giardini – Canzoni fotografate” di Cosimo Damiano Motta – Elisabetta e Pierangelo Vacchetto che sarà allestita all’interno del Parco delle Terme di Porretta.
giovedì 18 agosto 2016
Guccini esordisce sulla Settimana Enigmistica n.4404 del 18 agosto 2016
Tra le grandi passioni di Francesco, oltre a libri e canzoni, c'è anche l'enigmistica.
Oggi esordisce sulla Settimana Enigmistica con una gustosa frase bisenso, all'interno de "L'Edipo Classico", a pagina 40
firmata "Il pavanate"
(La soluzione a pagina 46...) Correte in edicola, la trovate fino a mercoledi
giovedì 4 agosto 2016
Canzone per un'amica - 50 anni dopo
"Rubo" questo magistrale articolo di Marco Ardemagni sul cinquantennale del mortale incidente di S.F. che ispirò "Canzone per un'amica"
lunedì 1 agosto 2016 Lunga e diritta, cinquant'anni fa. "Lunga e diritta correva la strada..." Sono passati cinquant'anni giusti. Non esattamente dalla scrittura della Canzone per un'amica, (conosciuta anche come In morte di S.F.), ma dall'incidente automobilistico avvenuto il 2 agosto 1966 e che fu all'origine della sua composizione, .
Certo, ci sono anniversari più piacevoli da ricordare di un evento drammatico in cui sono morte tre persone, ma la canzone di Francesco Guccini ha ossessionato molti viaggi in auto di chi ha più o meno la mia età. Specialmente nelle scampagnate in comitiva degli anni Settanta e Ottanta c'era sempre qualcuno che la tirava fuori, un po' per esorcizzare la paura degli incidenti, un po' per esortare il guidatore alla massima attenzione. Anche se si sapeva che i fatti narrati si riferivano a una storia vera, all'epoca non ci ponevamo troppe domande su dove, quando e come si fosse verificato l'incidente. Anche noi, come Guccini in un'altra canzone, non sapevamo che viso avesse, neppure come si chiamava (fatta eccezione per le iniziali del nome) la vittima più celebre. Ora invece, grazie alla facilità di accesso ai dati della rete, sappiamo quasi tutto.
Forse per le origini emiliane di Francesco Guccini, forse per quel "lunga e diritta", ho sempre pensato che teatro dell'incidente fosse il tratto emiliano dell'A1. E in effetti fu proprio così: l'incidente avvenne nel tratto tra Reggio Emilia e Modena dell'Autostrada del Sole, la quale era stata inaugurata meno di otto anni prima. Leggiamo cosa dice il Corriere della Sera del giorno dopo.
NELLA ZONA DI REGGIO EMILIA - Tre morti sull'autostrada per il salto di una grossa macchina - E' piombata sulla corsia opposta (...) Reggio Emilia 2 agosto, notte. Sull'Autostrada del Sole, all'altezza del paese reggiano di San Martino in Rio, tre persone sono morte ed un'altra è rimasta gravemente ferita in uno scontro automobilistico. Il tragico incidente è stato causato da un improvviso sobbalzo, che ha portato una grossa vettura targata Modena, guidata da Augusto Artioli, di 21 anni di Modena e con a bordo la fidanzata Silvana Fontana di Castellarana [sic] di Reggio Emilia, in marcia sulla corsia sud, sull'altra corsia dove, come un bolide, si è scontrata con una macchina di media cilindrata targata Bologna che per il violento urto è stata totalmente sventrata. Gli occupanti di quest'ultima auto, Giovanni Diomede di cinquantadue anni e Anna Maria Zana Boni, [sic] che risiedevano entrambi a Bologna, sono morti sul colpo. Gli altri due automobilisti rimasti feriti sono stati trasportati all'ospedale di Reggio Emilia, dove la Fontana è morta più tardi. In corsia è ricoverato l'Artioli per il quale è stata dichiarata la prognosi riservata. E qui veniamo a sapere diverse cose: intanto che "lui" che "vicino sorrideva" era un giovane di soli 21 anni. E questo in parte corregge l'immagine che ci eravamo fatti di una coppia più adulta, forse anche per quell'indizio della mano di lui che "forte teneva il volante". Inoltre veniamo a sapere che ci sono due altre vittime nell'incidente, della cui sorte il cantautore non ci aveva detto nulla salvo limitarsi a indicare correttamente che l'auto "sopra un'altra è finita".
Altri particolari ci vengono resi noti dal più dettagliato articolo de La Stampa:
Auto salta lo spartitraffico e piomba contro un'altra vettura: tre morti Sull'Autostrada del Sole, presso Reggio Emilia - Le vittime sono: un commerciante di 52 anni, una signora quarantacinquenne e una ragazza di 24 anni - Grave un altro giovane (Dal nostro corrispondente) Reggio Emilia, 2 agosto, (p. n.) Tre morti ed un ferito grave, sono il bilancio di una sciagura avvenuta oggi pomeriggio lungo la corsia nord dell'Autostrada del Sole, nel tratto tra Modena e Reggio Emilia. Verso le 15 una vettura «Rover 2000», pilotata dal ventunenne Augusto Artioli, abitante a Modena in vìa Moreali 245, con a bordo la fidanzata Silvana Fontana, di 24 anni, da Castellarano di Reggio, per cause imprecisate, scavalcava l'aiuola spartitraffico e finiva nell'opposta corsia piombando contro una «1500». Questa vettura era guidata dal cinquantaduenne Giovanni Diomede, residente a Bologna in via Sigonio, e con a bordo la signora Anna Maria Zana Boni, di 45 anni, pure di Bo¬ logna, e domiciliata in via Worthema 32. L'urto, avvenuto a circa una decina di chilometri dal casello di Reggio, era tremendo: sul colpo decedevano il Diomede e la Zana Boni, mentre in gravissime condizioni, a bordo di un'autolettiga della Croce Rossa di Modena, venivano trasportati d'urgenza all'ospedale di Reggio Emilia la Fontana e l'Artioli. La Fontana, dopo circa tre ore, decedeva in seguito alle gravissime lesioni riportate. Con prognosi riservala veniva invece ricoverato l'Artioli, ai quali i sanitari riscontravano trauma cranico facciale, trauma toracico ed addominale, sospette lesioni interne e frattura della spalla sinistra. Sul luogo della sciagura si recavano alcune pattuglie della polizia stradale per ì rilievi di legge.
Quattroruote agosto 1964 - Listino Rover
E qui scopriamo anche il modello delle vetture: in particolare quella occupata da Silvana Fontana (ormai conosciamo il nome di S.F.) e dal suo giovane fidanzato: si tratta di una Rover 2000 TC. TC sta per "Twin Carburettor" e 2000 è, ovviamente, la cilindrata. Si tratta di un'auto britannica molto performante e discretamente costosa, uscita solo cinque mesi prima per il mercato europeo e nordamericano: forse non l'ideale da mettere in mano (per quanto forte fosse la mano) di un ventunenne. Quattroruote agosto 1964 - Listino Fiat
Rovistando nel mio caotico archivio ho trovato una copia di Quattroruote dell'agosto 1964: la 2000 TC non era ancora uscita, ma la capostipite Rover 2000 costava 2.850.000 lire cioè - secondo i listini delle case - oltre sei volte il prezzo dell'automobile più economica sul mercato italiano: la Fiat 500 D berlina tetto apribile. Insomma: una discreta sommetta.
L'altra cosa che veniamo a sapere dalla Stampa è l'indirizzo degli sfortunati protagonisti: in particolare l'Artioli, il giovane ventunenne fidanzato di S.F., unico sopravvissuto, abitava in via Monreali 245. Ora, cercando in rete, si trova ancora un dr. Augusto Artioli in via Monreali 245, (chissà che non sia lui), ma cercando ancora meglio scopriamo che gli Artioli di Modena, via Monreali, sono quelli della Poligrafica Artioli, "una delle aziende capofila in città di questo settore che a partire dagli anni Settanta ed Ottanta ebbe un grande sviluppo a livello nazionale" e della Artioli Editore (grafica ed editoriale, modulistica in continuo per centri meccanografici, stampati commerciali, pubblicazioni periodiche, libri d'arte) come scopriamo in un articolo della Gazzetta di Modena sulla morte di Gian Paolo Artioli (chiaramente un parente) nel luglio 2014. Insomma, senza volere eccedere in moralismi generazionali e classisti, probabilmente il nostro Augusto era un ragazzotto di buona famiglia con una macchina un po' troppo grossa per la sua età.
L'ultima cosa che forse vorremmo sapere è dove stessero andando i due giovani fidanzati alle 3 del pomeriggio del primo martedì di quel lontano agosto. Come abbiamo visto le inevitabili induzioni a cui è spinto ogni lettore di un qualsiasi testo letterario mi avevano portato nel giusto per quanto riguarda la collocazione geografica (A1 in Emilia), ma indotto all'errore per quanto riguarda l'età dei protagonisti (me li immaginavo una coppia adulta). Invece, relativamente all'occasione dell'incidente, l'ascolto della canzone mi aveva sempre fatto pensare a una coppia che stesse partendo per una lunga vacanza al mare "la dolce estate era già cominciata"), magari proprio verso la vicina riviera romagnola.
Mappa - il punto dell'incidente indicato dal cerchio rosso Ma probabilmente così non era: l'ipotesi più verosimile è che i due stessero effettuando uno spostamento più breve: potrebbe essere, ad esempio, che nel corso della giornata il giovane Augusto sia andato dalla sua casa di Via Moreali a Modena fino a Castellarano (una cinquantina di km) a prendere la fidanzata e poi da lì - ma qui entriamo ancora di più nelle supposizioni, i due si siano portati fino a Reggio Emilia (a trovare qualcuno? a pranzo?) e che poi stessero rientrando verso Modena, dove abitava lui (altrimenti non si spiega perché i due si trovassero sulla corsia sud, come riporta il Corriere, quella che da Reggio riporta verso Modena) e dove anche lei, come si legge su Io ho in mente te - Storia dell'Equipe 84, riportata da Wikipedia, era "di casa" visto che faceva parte della compagnia di un bar di Modena. Insomma non sappiamo cosa stessero facendo i due, ma non credo che fossero in procinto di partire per una vacanza, ma si aggiravano dalle parti in cui abitavano e forse stavano anzi rientrando a Modena da un breve giro.
Altre cose più relative alla genesi della canzone si possono apprendere appunto sulla voce di Wikipedia dedicata alla canzone: "racconta Franco Ceccarelli componente della band Equipe 84, di cui Francesco era collaboratore: «Eravamo al Festival Nazionale dell'Unità a Ferrara. Pochi minuti prima di salire sul palco, qualcuno ci venne a dire che Silvana, una della compagnia del bar Grande Italia era appena morta, in un incidente stradale. Ma davanti a noi c'erano circa cinquantamila persone che ci aspettavano, e non sapevano che Silvana era una nostra cara amica, e che se n'era andata » (Franco Ceccarelli)
La notizia arrivò alle orecchie del cantautore [Guccini n.d.r.] mentre stava finendo di registrare le canzoni del suo album di esordio Folk beat n. 1 a Milano; tornato a Pavana, scrisse quindi un brano in suo onore, In morte di S.F., con gli accordi del chitarrista Deponti, e lo inserì all'ultimo minuto nell'album. Il brano In morte di S.F., fu poi ridepositato dopo l'iscrizione di Guccini alla SIAE, con il testo a suo nome (la musica rimase intestata a Deponti), con delle lievi modifiche, ma soprattutto col titolo cambiato (per consentirne il rideposito) in Canzone per un'amica. L'ANAS, infatti, fece pressioni per evitare una cattiva pubblicità in tema di sicurezza stradale, riuscendo a farle cambiare il titolo e a censurarla.
Nell'archivio delle opere musicali SIAE sono presenti, come opere distinte, sia In morte di S.F. sia Canzone per un'amica, e per entrambe l'unico autore è Francesco Guccini. Guccini, nelle incisioni dal vivo, userà sempre il nuovo titolo.
Il brano piacque così tanto anche ad Augusto Daolio, allora leader dei Nomadi, che la volle incidere l'anno successivo con la sua band (è contenuta nell'album I Nomadi). Nel 1979 Guccini cantò la canzone al concerto tenuto all'Arena Civica di Milano il 14 giugno per Demetrio Stratos, sul disco derivante da quel concerto la canzone è accreditata con il titolo Per un amico. Nel 1995 Enrico Ruggeri eseguì la canzone in versione rock (con il titolo Canzone per una amica) per l'album Tributo ad Augusto dedicato al cantante storico dei Nomadi Augusto Daolio. Nel 1997 gli Aton's ne hanno inciso una versione prog-rock nella compilation Zarathustra's Revenge (Mellow Records). (Altre informazioni qui e qui sul mio blog relativo a una canzone per ogni giorno dell'anno).
E qui, con la riscoperta (non lo ricordavo) che la canzone - con una importante variazione - venne eseguita nel primo grande concerto a cui ho assistito dal vivo (quello per Demetrio Stratos all'Arena di Milano nel giugno del 1979), forse mi spiego ancora meglio perché questa canzone mi ha ossessionato così a lungo. La ricerca di tutti i dettagli qui tentata non ha il senso di una futile ricostruzione giallistica, ma quello di testare la realtà dei fatti che, attraverso il filtro della scrittura artistica, viene ulteriormente trasfigurata dall'immaginazione dell'ascoltatore.
Pubblicato da Marco Ardemagni a 23:04
lunedì 1 agosto 2016 Lunga e diritta, cinquant'anni fa. "Lunga e diritta correva la strada..." Sono passati cinquant'anni giusti. Non esattamente dalla scrittura della Canzone per un'amica, (conosciuta anche come In morte di S.F.), ma dall'incidente automobilistico avvenuto il 2 agosto 1966 e che fu all'origine della sua composizione, .
Certo, ci sono anniversari più piacevoli da ricordare di un evento drammatico in cui sono morte tre persone, ma la canzone di Francesco Guccini ha ossessionato molti viaggi in auto di chi ha più o meno la mia età. Specialmente nelle scampagnate in comitiva degli anni Settanta e Ottanta c'era sempre qualcuno che la tirava fuori, un po' per esorcizzare la paura degli incidenti, un po' per esortare il guidatore alla massima attenzione. Anche se si sapeva che i fatti narrati si riferivano a una storia vera, all'epoca non ci ponevamo troppe domande su dove, quando e come si fosse verificato l'incidente. Anche noi, come Guccini in un'altra canzone, non sapevamo che viso avesse, neppure come si chiamava (fatta eccezione per le iniziali del nome) la vittima più celebre. Ora invece, grazie alla facilità di accesso ai dati della rete, sappiamo quasi tutto.
Forse per le origini emiliane di Francesco Guccini, forse per quel "lunga e diritta", ho sempre pensato che teatro dell'incidente fosse il tratto emiliano dell'A1. E in effetti fu proprio così: l'incidente avvenne nel tratto tra Reggio Emilia e Modena dell'Autostrada del Sole, la quale era stata inaugurata meno di otto anni prima. Leggiamo cosa dice il Corriere della Sera del giorno dopo.
NELLA ZONA DI REGGIO EMILIA - Tre morti sull'autostrada per il salto di una grossa macchina - E' piombata sulla corsia opposta (...) Reggio Emilia 2 agosto, notte. Sull'Autostrada del Sole, all'altezza del paese reggiano di San Martino in Rio, tre persone sono morte ed un'altra è rimasta gravemente ferita in uno scontro automobilistico. Il tragico incidente è stato causato da un improvviso sobbalzo, che ha portato una grossa vettura targata Modena, guidata da Augusto Artioli, di 21 anni di Modena e con a bordo la fidanzata Silvana Fontana di Castellarana [sic] di Reggio Emilia, in marcia sulla corsia sud, sull'altra corsia dove, come un bolide, si è scontrata con una macchina di media cilindrata targata Bologna che per il violento urto è stata totalmente sventrata. Gli occupanti di quest'ultima auto, Giovanni Diomede di cinquantadue anni e Anna Maria Zana Boni, [sic] che risiedevano entrambi a Bologna, sono morti sul colpo. Gli altri due automobilisti rimasti feriti sono stati trasportati all'ospedale di Reggio Emilia, dove la Fontana è morta più tardi. In corsia è ricoverato l'Artioli per il quale è stata dichiarata la prognosi riservata. E qui veniamo a sapere diverse cose: intanto che "lui" che "vicino sorrideva" era un giovane di soli 21 anni. E questo in parte corregge l'immagine che ci eravamo fatti di una coppia più adulta, forse anche per quell'indizio della mano di lui che "forte teneva il volante". Inoltre veniamo a sapere che ci sono due altre vittime nell'incidente, della cui sorte il cantautore non ci aveva detto nulla salvo limitarsi a indicare correttamente che l'auto "sopra un'altra è finita".
Altri particolari ci vengono resi noti dal più dettagliato articolo de La Stampa:
Auto salta lo spartitraffico e piomba contro un'altra vettura: tre morti Sull'Autostrada del Sole, presso Reggio Emilia - Le vittime sono: un commerciante di 52 anni, una signora quarantacinquenne e una ragazza di 24 anni - Grave un altro giovane (Dal nostro corrispondente) Reggio Emilia, 2 agosto, (p. n.) Tre morti ed un ferito grave, sono il bilancio di una sciagura avvenuta oggi pomeriggio lungo la corsia nord dell'Autostrada del Sole, nel tratto tra Modena e Reggio Emilia. Verso le 15 una vettura «Rover 2000», pilotata dal ventunenne Augusto Artioli, abitante a Modena in vìa Moreali 245, con a bordo la fidanzata Silvana Fontana, di 24 anni, da Castellarano di Reggio, per cause imprecisate, scavalcava l'aiuola spartitraffico e finiva nell'opposta corsia piombando contro una «1500». Questa vettura era guidata dal cinquantaduenne Giovanni Diomede, residente a Bologna in via Sigonio, e con a bordo la signora Anna Maria Zana Boni, di 45 anni, pure di Bo¬ logna, e domiciliata in via Worthema 32. L'urto, avvenuto a circa una decina di chilometri dal casello di Reggio, era tremendo: sul colpo decedevano il Diomede e la Zana Boni, mentre in gravissime condizioni, a bordo di un'autolettiga della Croce Rossa di Modena, venivano trasportati d'urgenza all'ospedale di Reggio Emilia la Fontana e l'Artioli. La Fontana, dopo circa tre ore, decedeva in seguito alle gravissime lesioni riportate. Con prognosi riservala veniva invece ricoverato l'Artioli, ai quali i sanitari riscontravano trauma cranico facciale, trauma toracico ed addominale, sospette lesioni interne e frattura della spalla sinistra. Sul luogo della sciagura si recavano alcune pattuglie della polizia stradale per ì rilievi di legge.
Quattroruote agosto 1964 - Listino Rover
E qui scopriamo anche il modello delle vetture: in particolare quella occupata da Silvana Fontana (ormai conosciamo il nome di S.F.) e dal suo giovane fidanzato: si tratta di una Rover 2000 TC. TC sta per "Twin Carburettor" e 2000 è, ovviamente, la cilindrata. Si tratta di un'auto britannica molto performante e discretamente costosa, uscita solo cinque mesi prima per il mercato europeo e nordamericano: forse non l'ideale da mettere in mano (per quanto forte fosse la mano) di un ventunenne. Quattroruote agosto 1964 - Listino Fiat
Rovistando nel mio caotico archivio ho trovato una copia di Quattroruote dell'agosto 1964: la 2000 TC non era ancora uscita, ma la capostipite Rover 2000 costava 2.850.000 lire cioè - secondo i listini delle case - oltre sei volte il prezzo dell'automobile più economica sul mercato italiano: la Fiat 500 D berlina tetto apribile. Insomma: una discreta sommetta.
L'altra cosa che veniamo a sapere dalla Stampa è l'indirizzo degli sfortunati protagonisti: in particolare l'Artioli, il giovane ventunenne fidanzato di S.F., unico sopravvissuto, abitava in via Monreali 245. Ora, cercando in rete, si trova ancora un dr. Augusto Artioli in via Monreali 245, (chissà che non sia lui), ma cercando ancora meglio scopriamo che gli Artioli di Modena, via Monreali, sono quelli della Poligrafica Artioli, "una delle aziende capofila in città di questo settore che a partire dagli anni Settanta ed Ottanta ebbe un grande sviluppo a livello nazionale" e della Artioli Editore (grafica ed editoriale, modulistica in continuo per centri meccanografici, stampati commerciali, pubblicazioni periodiche, libri d'arte) come scopriamo in un articolo della Gazzetta di Modena sulla morte di Gian Paolo Artioli (chiaramente un parente) nel luglio 2014. Insomma, senza volere eccedere in moralismi generazionali e classisti, probabilmente il nostro Augusto era un ragazzotto di buona famiglia con una macchina un po' troppo grossa per la sua età.
L'ultima cosa che forse vorremmo sapere è dove stessero andando i due giovani fidanzati alle 3 del pomeriggio del primo martedì di quel lontano agosto. Come abbiamo visto le inevitabili induzioni a cui è spinto ogni lettore di un qualsiasi testo letterario mi avevano portato nel giusto per quanto riguarda la collocazione geografica (A1 in Emilia), ma indotto all'errore per quanto riguarda l'età dei protagonisti (me li immaginavo una coppia adulta). Invece, relativamente all'occasione dell'incidente, l'ascolto della canzone mi aveva sempre fatto pensare a una coppia che stesse partendo per una lunga vacanza al mare "la dolce estate era già cominciata"), magari proprio verso la vicina riviera romagnola.
Mappa - il punto dell'incidente indicato dal cerchio rosso Ma probabilmente così non era: l'ipotesi più verosimile è che i due stessero effettuando uno spostamento più breve: potrebbe essere, ad esempio, che nel corso della giornata il giovane Augusto sia andato dalla sua casa di Via Moreali a Modena fino a Castellarano (una cinquantina di km) a prendere la fidanzata e poi da lì - ma qui entriamo ancora di più nelle supposizioni, i due si siano portati fino a Reggio Emilia (a trovare qualcuno? a pranzo?) e che poi stessero rientrando verso Modena, dove abitava lui (altrimenti non si spiega perché i due si trovassero sulla corsia sud, come riporta il Corriere, quella che da Reggio riporta verso Modena) e dove anche lei, come si legge su Io ho in mente te - Storia dell'Equipe 84, riportata da Wikipedia, era "di casa" visto che faceva parte della compagnia di un bar di Modena. Insomma non sappiamo cosa stessero facendo i due, ma non credo che fossero in procinto di partire per una vacanza, ma si aggiravano dalle parti in cui abitavano e forse stavano anzi rientrando a Modena da un breve giro.
Altre cose più relative alla genesi della canzone si possono apprendere appunto sulla voce di Wikipedia dedicata alla canzone: "racconta Franco Ceccarelli componente della band Equipe 84, di cui Francesco era collaboratore: «Eravamo al Festival Nazionale dell'Unità a Ferrara. Pochi minuti prima di salire sul palco, qualcuno ci venne a dire che Silvana, una della compagnia del bar Grande Italia era appena morta, in un incidente stradale. Ma davanti a noi c'erano circa cinquantamila persone che ci aspettavano, e non sapevano che Silvana era una nostra cara amica, e che se n'era andata » (Franco Ceccarelli)
La notizia arrivò alle orecchie del cantautore [Guccini n.d.r.] mentre stava finendo di registrare le canzoni del suo album di esordio Folk beat n. 1 a Milano; tornato a Pavana, scrisse quindi un brano in suo onore, In morte di S.F., con gli accordi del chitarrista Deponti, e lo inserì all'ultimo minuto nell'album. Il brano In morte di S.F., fu poi ridepositato dopo l'iscrizione di Guccini alla SIAE, con il testo a suo nome (la musica rimase intestata a Deponti), con delle lievi modifiche, ma soprattutto col titolo cambiato (per consentirne il rideposito) in Canzone per un'amica. L'ANAS, infatti, fece pressioni per evitare una cattiva pubblicità in tema di sicurezza stradale, riuscendo a farle cambiare il titolo e a censurarla.
Nell'archivio delle opere musicali SIAE sono presenti, come opere distinte, sia In morte di S.F. sia Canzone per un'amica, e per entrambe l'unico autore è Francesco Guccini. Guccini, nelle incisioni dal vivo, userà sempre il nuovo titolo.
Il brano piacque così tanto anche ad Augusto Daolio, allora leader dei Nomadi, che la volle incidere l'anno successivo con la sua band (è contenuta nell'album I Nomadi). Nel 1979 Guccini cantò la canzone al concerto tenuto all'Arena Civica di Milano il 14 giugno per Demetrio Stratos, sul disco derivante da quel concerto la canzone è accreditata con il titolo Per un amico. Nel 1995 Enrico Ruggeri eseguì la canzone in versione rock (con il titolo Canzone per una amica) per l'album Tributo ad Augusto dedicato al cantante storico dei Nomadi Augusto Daolio. Nel 1997 gli Aton's ne hanno inciso una versione prog-rock nella compilation Zarathustra's Revenge (Mellow Records). (Altre informazioni qui e qui sul mio blog relativo a una canzone per ogni giorno dell'anno).
E qui, con la riscoperta (non lo ricordavo) che la canzone - con una importante variazione - venne eseguita nel primo grande concerto a cui ho assistito dal vivo (quello per Demetrio Stratos all'Arena di Milano nel giugno del 1979), forse mi spiego ancora meglio perché questa canzone mi ha ossessionato così a lungo. La ricerca di tutti i dettagli qui tentata non ha il senso di una futile ricostruzione giallistica, ma quello di testare la realtà dei fatti che, attraverso il filtro della scrittura artistica, viene ulteriormente trasfigurata dall'immaginazione dell'ascoltatore.
Pubblicato da Marco Ardemagni a 23:04
martedì 2 agosto 2016
"Sempre pronto a masticare il mondo.."
Rassegna di tre giorni a lui dedicata dal 2 al 4 settembre a Porretta Terme (BO) presso il Rufus Thomas Park.
Durante le tre giornate, ognuna caratterizzata da un tema centrale diverso (I LIBRI, LA MUSICA ed IL CINEMA), Guccini salirà sul palco non per cantare ma per raccontarsi, percorrendo l’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri attraverso i suoi miti, le sue origini, le sue ispirazioni. Venerdì 2 settembre sarà la giornata dedicata ai LIBRI: alle ore 18.30 Francesco Guccini verrà intervistato da Alberto Bertoni (professore ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Bologna) e alle 21.15 introdurrà il reading-spettacolo “FRA LA VIA EMILIA E IL WEST” di Giorgio Comaschi, con Juan Carlos Flaco Biondini alla chitarra.
Sabato 3 settembre sarà la volta del tema MUSICA. Alle ore 17.00 Antonio Silva, storico presentatore del Club Tenco, presenterà la musica di Francesco Guccini in lingua spagnola con il concerto dei musicisti Sílvia Comes, Miquel Pujadó e Rusó Sala. Alle ore 19.00 si terrà il conferimento a Francesco Guccini delle chiavi delle città di Alto Reno Terme. Ospite Enzo Iacchetti, che duetterà con Guccini.
A chiudere la serata alle 21.15 il concerto de I Musici, i musicisti che hanno accompagnato Francesco Guccini nella sua lunga carriera live, i quali interpreteranno alcune delle canzoni suonate in quello che è stato definito un neverending tour durato oltre 40 anni. I Musici sono Juan Carlos Flaco Biondini (voce e chitarre), Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Antonio Marangolo (sax), Pierluigi Mingotti (basso) e Ivano Zanotti (batteria). Domenica 4 settembre, giornata conclusiva della rassegna, sarà invece dedicata al CINEMA. Dalle ore 10.00 verranno proiettati i documentari che hanno per protagonista Francesco Guccini: “AMERIGO – NASCITA DI UNA CANZONE” (Francesco Guccini – Pier Farri); “ALBUM CONCERTO CON I NOMADI” (Silvano Agosti); “NELL’ANNO 2002 DI NOSTRA VITA, IO FRANCESCO GUCCINI…” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “FRANCESCO GUCCINI. LA MIA THULE” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “BONUS TRACK – FRANCESCO GUCCINI” (Sky Arte).
Durante le tre giornate sarà possibile assistere alla mostra fotografica di Yago Corazza e Greta Ropa, viaggiatori che da anni collaborano con Unicef ed Emergency ed all’installazione a cura di LIO e il mondo di TJ dal titolo “Io non volevo andarmene a casa”.
Durante le tre giornate, ognuna caratterizzata da un tema centrale diverso (I LIBRI, LA MUSICA ed IL CINEMA), Guccini salirà sul palco non per cantare ma per raccontarsi, percorrendo l’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri attraverso i suoi miti, le sue origini, le sue ispirazioni. Venerdì 2 settembre sarà la giornata dedicata ai LIBRI: alle ore 18.30 Francesco Guccini verrà intervistato da Alberto Bertoni (professore ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Bologna) e alle 21.15 introdurrà il reading-spettacolo “FRA LA VIA EMILIA E IL WEST” di Giorgio Comaschi, con Juan Carlos Flaco Biondini alla chitarra.
Sabato 3 settembre sarà la volta del tema MUSICA. Alle ore 17.00 Antonio Silva, storico presentatore del Club Tenco, presenterà la musica di Francesco Guccini in lingua spagnola con il concerto dei musicisti Sílvia Comes, Miquel Pujadó e Rusó Sala. Alle ore 19.00 si terrà il conferimento a Francesco Guccini delle chiavi delle città di Alto Reno Terme. Ospite Enzo Iacchetti, che duetterà con Guccini.
A chiudere la serata alle 21.15 il concerto de I Musici, i musicisti che hanno accompagnato Francesco Guccini nella sua lunga carriera live, i quali interpreteranno alcune delle canzoni suonate in quello che è stato definito un neverending tour durato oltre 40 anni. I Musici sono Juan Carlos Flaco Biondini (voce e chitarre), Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Antonio Marangolo (sax), Pierluigi Mingotti (basso) e Ivano Zanotti (batteria). Domenica 4 settembre, giornata conclusiva della rassegna, sarà invece dedicata al CINEMA. Dalle ore 10.00 verranno proiettati i documentari che hanno per protagonista Francesco Guccini: “AMERIGO – NASCITA DI UNA CANZONE” (Francesco Guccini – Pier Farri); “ALBUM CONCERTO CON I NOMADI” (Silvano Agosti); “NELL’ANNO 2002 DI NOSTRA VITA, IO FRANCESCO GUCCINI…” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “FRANCESCO GUCCINI. LA MIA THULE” (Francesco Conversano – Nene Grignaffini); “BONUS TRACK – FRANCESCO GUCCINI” (Sky Arte).
Durante le tre giornate sarà possibile assistere alla mostra fotografica di Yago Corazza e Greta Ropa, viaggiatori che da anni collaborano con Unicef ed Emergency ed all’installazione a cura di LIO e il mondo di TJ dal titolo “Io non volevo andarmene a casa”.
martedì 14 giugno 2016
lunedì 2 maggio 2016
Alma mater studiorum
In una bella puntata di "Il tempo e la storia" dedicata alla Sorbona, Massimo Bernardini, primo biografo di Guccini, è riuscito a infilare
un estratto da "Raccontare la città" di Giulio Macchi del 1977.
Comincia a 40:20
venerdì 29 aprile 2016
30 anni di Internet
Il 30 aprile del 1986, trent'anni fa, l’Italia per la prima volta si è connessa ad Internet, lanciando un messaggio a metà tra il pop e il futurista: "Ping". I giovani di oggi, nativi digitali, non riescono a immaginare una vita senza il web, la rete, i social, mentre i giovani di allora, cinquantenni di ora, non avrebbero mai potuto immaginare la portata della rivoluzione che avrebbe per sempre travolto le loro vite. Insomma, è una data da festeggiare un po' per tutti: per questo è nato l'Italian Internet day. E pochi anni dopo LUI c'era...
martedì 26 aprile 2016
"La Raffa mi corregge gli errori..."
Pubblichiamo un estratto del libro “Per strade maestre” di Stefano Regondi, un viaggio lungo lo Stivale per conversare con i grandi della cultura italiana e addentrarsi nelle loro vite e nei segreti del loro mestiere. Come nasce la vocazione di uno scrittore, di un architetto, di un musicista, di uno scultore, di un attore? Quali lampi di genio attraversano la biografia di donne e uomini simili? Quale posto merita la cultura umanistica in una società che vive la terza rivoluzione industriale? Ecco alcuni degli interrogativi che trovano risposta in quest'affascinante esplorazione della creatività. Tra gli intervistati, Erri De Luca, Antonia Arslan, Carla Sozzani, Giacomo Poretti, Claudio Magris. E, in questo estratto, Francesco Guccini.
Il cartello stradale reca scritto: Pavana. Nel cuore dell’Appennino emiliano, già provincia di Pistoia. Fermo la macchina, oltre- passata la segnalazione, per accertarmi di essere sulla strada giusta; una gentile farmacista mi rassicura: «La sua casa è proprio quella». Ne seguo alla lettera le indicazioni e varco il cancello dell’abitazione. Premo il campanello e mi trovo davanti il Maestrone, come lo chiamano dai tempi dell’Università a Bologna.
Guccini non ha i vezzi del cantautore moderno. Ed è proprio come lo immaginavo, come l’ho conosciuto dai brani musicali. «Da ragazzino volevo fare lo scrittore e ci sono riuscito. Il primo romanzo me lo hanno pubblicato perché ero già conosciuto come autore. Ho iniziato a suonare con gli amici ai tempi del rock ‘n roll e sono quindi entrato in un’orchestra da balera».
Interrompe la musica e l’Università di Lingue per i di- ciotto mesi della leva obbligatoria (esperienza che andrebbe recuperata). Il primo giorno di militare si trova a Lecce in una serata torrida di luglio. Le divise odorano di nuovo e ai neoarrivati tocca prendere ago e lo per cucirsi le mostrine sopra il berretto. «C’era una tristezza diffusa, arrivò un to- scano e disse: “Ma è tua quella chitarra? Perché non canti qualche cosa?”. Stringemmo un patto: se cantavo, lui cuciva. Cantai e facemmo festa allontanando la tristezza; la chitarra ha risolto tante situazioni».
Al termine del servizio militare ritorna in università ma cambia facoltà iscrivendosi a Lettere. Lì ha la fortuna di avere come professore un grande italianista, Ezio Raimondi («negli ultimi anni ho poi avuto la possibilità di incontrarlo diverse volte a cena con amici»). Contemporaneamente lavora in una redazione come cronista, sempre trovando margini di tempo per scrivere le proprie canzoni. Sono gli anni in cui comincia a collaborare con il gruppo I nomadi e scopre di aver successo. Ma è ancora indeciso, incerto, tanto è vero che «il mio primo LP non ospita tutte canzoni rmate da me, perché non ero iscritto ancora alla SIAE e non ero certo di farlo». Poi arrivano altri dischi e i primi concerti e capisce che questo sarà il suo mestiere. Gli domando se la passione per la musica è nata tra le mura di casa:
«Mio padre da giovane ha suonato un po’ il mandolino, mia madre cantava in casa insieme a mia nonna. In generale le signore di un tempo accompagnavano le faccende di casa con i canti; ricordo il vasto repertorio popolare di mia nonna. In più qui ci troviamo tra collina e montagna, il Corno si trova a 2.000 metri di altez- za. L’assenza di tante attività, come potevano esserci in città, ha permesso di concentrarsi sulla musica».
All’indomani dell’esperienza da cronista e dopo aver intrapreso la carriera da cantautore, lavora per quasi vent’anni al Dickinson College, la scuola off campus a Bologna dell’Università della Pennsylvania. Guccini, però, non aveva concluso il percorso di laurea: «Terminati gli esami mi ritrovai all’inizio della carriera da cantautore e finii per trascurare la tesi che trattava di canto popolare. Molto tempo dopo, alla ne degli anni Ottanta, pensai di presentare come tesi quello che poi sarebbe diventato Il Dizionario del dialetto pavanese, ma in segreteria mi dissero che ci sarebbero state da pagare tasse universitarie esorbitanti, così lasciai perdere». Ma quasi a saldo di quell’impegno riceverà in corso di carriera due lauree honoris causa, la prima in Scienze della Formazione e la seconda, per l’appunto, in Lettere.
I luoghi di Guccini sono Pavana, Bologna e Modena dove nasce quattro giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia: «Mio padre era già in guerra ed è tornato due anni dopo aver fat- to molto tempo in campo di concentramento. Mia madre era carpigiana, abitavamo lungo il ume accanto ai tre mulini. Di ritorno dalle prigioni mio padre riprese a lavorare nelle Poste e mia madre proseguì nel fare la casalinga. Il papà era perito elettromeccanico e avrebbe tanto voluto studiare alle Magi- strali, leggeva moltissimo, in particolare di storia». Nel 1961 la famiglia Guccini si trasferisce a Bologna «per un caso strano»: il padre torna a casa e annuncia che un collega delle Poste è alla ricerca di un collega disposto a fare a cambio con lui che desidera trasferirsi a Modena. «Ci trasferimmo a Bologna. Vi rimanemmo sino a che mia moglie ha ottenuto la cattedra di Lettere alle scuole medie in queste zone di Pavana».
Interrogato sui maestri, Guccini ne ricorda due in particolare. Il primo è Franco Violi, il professore di Lettere e Latino alle magistrali con una smisurata passione per la storia medievale e la toponomastica, il secondo è il già citato Ezio Raimondi. «Per quanto riguarda i maestri letterari ne ho avuti moltissimi perché ho sempre letto molto; capitava che prendessi in un certo periodo un drizzone per un autore, allora divoravo tutto ciò che aveva scritto. Dal punto di vista musicale, beh, prima ci sono stati i francesi Jacques Brel e George Brassens: amavo quel tipo di canzone, l’armonia e il linguaggio. Poi mi sono appassionato ai cantacronache italiani all’inizio degli anni Sessanta: da Fausto Modei a Italo Calvino, passando per Pier Paolo Pasolini. C’era spazio anche per ilcabaret, come si capisce anche dal mio 1° album».
Ma il vero spartiacque nel genere arrivò con Bob Dylan che «dettò il clima e l’orientamento di quel tempo». «Ma poi sono andato avanti con le mie gambe».
Quando gli domando di parlarmi dei suoi allievi sorride. «Ci sono alcuni in cui risento parte del mio stile, ma la cosa che mi genera più simpatia è quando ascolto cantanti che imitano la mia erre arrotata». Da quattro anni non scrive più canzoni e ci tiene a sottolineare che non si è mai chiuso in casa a scrivere brani per il disco in uscita:
«Capitava che venisse un’idea e dal momento che avevo sempre sotto mano una chitarra mi mettevo a pro- vare un giro armonico e costruivo la melodia. I primi tempi ero veloce, una canzone nasceva in un paio di ore, eccezion fatta per La locomotiva per la quale ho impiegato venti minuti. Ma di recente ho perso interesse a tenere sotto mano la chitarra, non aveva più senso per me scrivere canzoni».
Ora è molto più preso dalla scrittura: ha all’attivo tre romanzi, un libro di racconti, un libro sulle canzoni, un Dizionario delle cose perdute e sette gialli. «Con l’amico Loriano Machiavelli abbiamo creato sette gialli, due con un personaggio della guardia forestale e dato che pare che stia per scomparire dob- biamo cambiare lavoro al personaggio», dice ridendo. «Per il giallo ognuno fa un capitolo, poi l’altro lo rilegge e lo riguarda». Quanto allo scrivere ha molta facilità, non nutre il terrore della pagina bianca. «Mi siedo e vado, se sono stanco lascio perdere, non ho l’ossessione delle ore di lavoro. Dopo aver riletto tendo ad aggiungere più che a togliere». La sua prima correttrice è la moglie Raffaella. «Mi tratta come un suo alunno e mi segnala tutti gli errori sottolineandoli. Sto cercando di spiegarle che si tratta di stile, ma non ne vuole sapere. Ogni tanto discutiamo».
Cerco di riorientare la conversazione in materia di musica e, più nello specifico, in merito alle opportunità che ci sono oggi in questo ambito. «A essere sinceri sono poche: sono presenti 3-4 multinazionali della discografia che hanno inglobato ogni cosa e hanno sistemi molto diversi di produzione da quelli con cui sono cresciuto. I talent scout che selezionano i nuovi cantanti trovano spesso ragazzi molto preparati tecnicamente ma privi della scorza che si acquisisce cantando in una balera o per strada». Calca le parole sul fatto che la discografia oggi è molto attenta a fare successo in tempi brevi. «Ma il mio primo LP che ha avuto successo è stato il quarto, i primi tre non hanno avuto un riscontro d’affari. Oggi non potrei rientrare in codeste logiche». Chiosa l’argomento dicendo che vale la pena dedicare una vita a questo mestiere se l’interesse non è volto a diventare un cantautore professionista ma alla musica. «Il contenuto di una canzone è il suo cuore. Oggi molte persone passano da casa mia per salutarmi», ne deduco che la gentile farmacista abbia dato indicazioni non solo a me, «succede perché le canzoni hanno suscitato un qualcosa che è rimasto. Qualche giorno fa ero in clinica per un problema di calcolo e una suora si è avvicinata dicendomi: “Ascoltando alcune delle sue canzoni mi sono convertita”». Comincia a sorridere: «Ho detto alla suora che non poteva darmi la colpa di questo». Di esempi sull’incidenza dei contenuti ne ha molti da raccontare. Come quando la Polizia gli chiese di essere il testimonial per una campagna di prevenzione per gli incidenti stradali per il successo di pubblico che ebbe con Canzone per un’amica.
Ci addentriamo nel territorio delle canzoni: «Il più importante dei primi album è stato Radici, che ha avuto il pubblico più ampio. A seguire Via Paolo Fabbri 43, l’indirizzo di Bologna dove ho abitato. In ne l’ultimo, il ventiquattresimo, L’Ultima Thule». Nel parlare delle creature musicali ricorda il fascino provato nei confronti della sala di incisione, la novità della tecnologia dei macchinari. «All’inizio trascorrevo l’intera giornata in sala d’incisione per controllare l’intero processo; poi la noia incombeva. Siamo arrivati a registrare l’ultimo album al Mulino dei miei nonni, dove c’erano stanze normali e gli spazi mi ricordavano di quando le persone camminavano accompagnati dai muli, dai somari, con il carico di grano da trasportare.
Ero incuriosito e divertito dall’idea di lavorare in un luogo simile. Abbiamo attrezzato lo studio e forse l’aspetto più complicato è stato portare il pianoforte a coda. Abbiamo cantato come non facevo da tempo, potevo persino fumare in quel posto. L’ultimo album si è rivelato prezioso: avevo in testa di chiudere il percorso musicale con un’isola lontana di antiche mitologie, poi vidi un quadro che la rappresentava, ma non individuavo l’immagine corretta per la copertina. Inseguivo una gura di veliero abbandonato in un mare glaciale e poi conobbi un fotografo specializzato in aurore boreali, Luca Bracali, che aveva scattato l’immagine che cercavo. Lo incontrai in trattoria. Come capitò per mia moglie. La tratto- ria è sempre stata strategica per me». Si accende una sigaretta per facilitare la memoria: «Amo l’album Radici in cui ci sono diversi brani che preferisco, come Bisanzio, Amerigo, Signora Bovary, Piccola città, Incontro. Ci sono poi alcuni che sono nati in un determinato periodo storico ma che sono attuali, come Nostra Signora dell’ipocrisia, o Libera nos Domine o Addio in cui mi scaglio contro le barbarie della nostra società. Quasi mai ho scritto canzoni politiche, a parte la Locomotiva che più che altro è romantica. Peraltro i miei brani cantati da altri sono pochi, ma Dio è morto l’hanno cantata in moltissimi e ultimamente la chiedono ancora. Poi sono affezionato a Vorrei che ho scritto per Raffaella quando l’ho conosciuta».
Guccini non ha mai scritto una canzone al mattino, lo ha sempre fatto la sera o di notte. Oggi, però, va a dormire sul presto, com’è uso in montagna
«Mi sedevo abbracciando la chitarra, a volte le canzoni venivano da sé, altre volte tardavano. Tutto nasceva da un personaggio o da una vicenda che mi aveva colpito in qualche modo». Come accadde per il primo disco, nel 1966: si stava muovendo verso Milano con un budget povero, un amico di Modena gli disse che era morta in un incidente stradale un’amica comune, tornò per un periodo di pausa e scrisse Canzone per un’amica. Oppure quando voleva scrivere un brano per il prozio emigrato in America in qualità di minatore. «Volevo raccontare la storia di due Americhe, la sua legata al lavoro, la mia ideale e adolescenziale. Faticai a ingranare l’argomento, ma poi nacque». Un’altra canzone è stata Bisanzio alla quale Guccini ragionava da tempo. Si mise a leggere di tutto per reperire spunti e colori di una storia che riusciva a immaginare solamente nei tratti più sommari. Trovò lo spunto nella vicen- da della Rivolta del Niké quando Giustiniano era in procinto di fuggire e fu fermato dalla madre che così gli parlò: «Quando uno è nato nella porpora deve avere il coraggio di morirci». Giustiniano prese i soldati e vinse la guerra. «Leggendo molto mi sono imbattuto nel nome di Filemazio che è poi diventato il personaggio della canzone, un vecchio a cavallo fra due mondi tanto cronologici quanto geogra ci». Persino la Bambina por- toghese è nata da un racconto. Così molte altre. «Per qualche altro brano invece è capitato un avvenimento che mi ha spinto a tradurlo in canzone».
«In fondo scrivere è sempre ciò che ho fatto, prima su un pentagramma e oggi su pagina bianca».
lunedì 18 aprile 2016
...per un'amica
Sabato 16 aprile se n'è andata Menica, la gatta nera di Francesco, "coprotagonista" in questa intervista di Vincenzo Mollica.
venerdì 25 marzo 2016
venerdì 18 marzo 2016
Rinviata la presentazione del libro a Lucca
Francesco Guccini non potrà intervenire all'incontro in programma domenica (20 marzo) all’auditorium San Romano di Lucca, a cura di Biblioteca Civica Agorà e LuccAutori, che hanno annullato l'evento.
“Il maestro – spiegano gli organizzatori -, a causa della recente caduta ad Auschwitz, ha bisogno di assoluto riposo. La scorsa settimana è andato in visita al campo di concentramento di Auschwitz a 50 anni dalla creazione della sua celeberrima canzone. Purtroppo, fuori dalla stazione ferroviaria, è caduto accidentalmente urtando una mattonella sconnessa. Rientrato in Italia, una visita di controllo all'ospedale ha evidenziato una frattura alla spalla destra”. Guccini, che sarebbe intervento a Lucca insieme a Sergio Staino, appena ristabilito si è detto disponibile ad organizzare a Lucca una nuova presentazione del suo libro Un matrimonio, un funerale, per non parlare del gatto (Mondadori).
giovedì 17 marzo 2016
Renzi cita Guccini alla Camera
da Il Giorno
Bologna, 17 marzo 2016 - Francesco Guccini non è che è diventato filo-governativo? Il premier Renzi, che ieri alla Camera ha citato una sua canzone, aveva già detto due anni fa in tv da Barbara D’Urso che lei è il suo cantautore preferito...
«Filo-governativo io? Beh, se così fosse, non sarei mica il solo, ce ne sono già tanti... Sarei in ottima compagnia».
Ma anche il leader di Ncd, Angelino Alfano, aveva detto che...
«Sentite, è una storia vecchia su cui mi sono già espresso. Ho detto, e lo ribadisco, che a Renzi e ad Alfano preferisco Zoff che è una persona di poche parole e simpatica con cui ho trascorso piacevoli momenti in compagnia».
Perché? Renzi parla troppo?!
«Ma no, non è quello...».
Ma lei ha mai votato per lui?
«E quando lo avrei votato? Sono andato, tempo fa, alle primarie del Pd, ma ho scelto Bersani...».
Gli apprezzamenti di Renzi, in sincerità, che effetto le fanno?
«Mi lasciano indifferente. Cos’altro posso dire?»
Le canzoni di Guccini godono comunque di un’attenzione vastissima...
«È vero, nei giorni scorsi sono andato in visita ad Auschwitz con il cardinale di Bologna, mons. Zuppi, e un gruppo di studenti e anche lì ho trovato gente che mi fermava e chiedeva notizie dei miei pezzi».
E vogliamo dire che le sue canzoni piacciono a tutte le parti politiche, anche della destra?
«Su andiamo, non posso essere responsabile anche di chi ascolta i miei pezzi».
A proposito di Zuppi, anche lui è suo grande fan...
«Sì, gli piace molto un vecchio brano, ‘Il pensionato’. Mi fa piacere. Quello che non mi fa piacere è l’interesse pressante della stampa su tutta questa faccenda».
Ad Auschwitz lei è caduto e si è anche fratturato una spalla. Adesso come sta? Meglio?
«Beh, come ho già detto non ci si può lamentare di uscire da Auschwitz solo con una spalla rotta... Il guaio è che non so se riuscirò a scrivere, devo finire un nuovo giallo che ho scritto con Loriano Macchiavelli...».
In confidenza, detto in un pomeriggio piovoso nella pace di Pavana: com’è questo governo?
«Eh no, non ci casco. La mia risposta è no comment. E sa perché? Sulle questioni politiche basta che qualcuno dica una mezza cosa che si scatena l’inferno degli insulti su Facebook. Non mi va proprio».
Va bene, ma lei è su Facebook?
«Naturalmente no. Ma poi: come si fa ad entrarci?».
di CLAUDIO CUMANI
martedì 15 marzo 2016
mercoledì 9 marzo 2016
10 marzo 2016 ore 12 Guccini parte da Milano con il treno della memoria
BOLOGNA - Sono passati
cinquant’anni da quando Francesco Guccini cantava per la prima volta lo
straziante racconto di quel bambino nel vento, di una belva umana mai
sazia di sangue. E l’11 marzo, cinquantenario della pubblicazione di
“Auschwitz”, il Maestrone sarà per la prima volta in visita nel campo di
concentramento di cui aveva narrato gli orrori. Ci andrà assieme al
vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi e agli alunni della classe 2°B
della scuola media Salvo d’Acquisto di Gaggio Montano, sull’Appennino
modenese.
Il viaggio inizierà da Milano il 10 marzo, dove Guccini salirà sul Treno per la Memoria organizzato da Cgil-Cisl-Uil di Lombardia col patronato del Presidente della Repubblica, poi il giorno successivo è previsto l’arrivo ai campi di Auschwitz e Birkenau. Ad accompagnare il cantautore e gli alunni, racconti, domande, riflessioni sull’Olocausto e sulla necessità di non dimenticare, non smettere di parlarne. Guccini trovò nel 1966 un modo per spiegare come quella belva umana avesse potuto esistere, vivere, impadronirsi dell’Europa, ora deve raccontarlo ai suoi figli, e ai figli dei propri figli, sapendo che quei cannoni e quei camini di cui cantava hanno preso oggi altre forme, ma non ci si può permettere il lusso di ignorare che siano esistiti.
Il viaggio di Guccini, Zuppi e dei ragazzi della scuola di Gaggio sarà raccontato in un film-documentario ideato e diretto da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, prodotto da Movie Movie di Bologna in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna.
Il viaggio inizierà da Milano il 10 marzo, dove Guccini salirà sul Treno per la Memoria organizzato da Cgil-Cisl-Uil di Lombardia col patronato del Presidente della Repubblica, poi il giorno successivo è previsto l’arrivo ai campi di Auschwitz e Birkenau. Ad accompagnare il cantautore e gli alunni, racconti, domande, riflessioni sull’Olocausto e sulla necessità di non dimenticare, non smettere di parlarne. Guccini trovò nel 1966 un modo per spiegare come quella belva umana avesse potuto esistere, vivere, impadronirsi dell’Europa, ora deve raccontarlo ai suoi figli, e ai figli dei propri figli, sapendo che quei cannoni e quei camini di cui cantava hanno preso oggi altre forme, ma non ci si può permettere il lusso di ignorare che siano esistiti.
Il viaggio di Guccini, Zuppi e dei ragazzi della scuola di Gaggio sarà raccontato in un film-documentario ideato e diretto da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, prodotto da Movie Movie di Bologna in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna.
martedì 1 marzo 2016
Guccini torna a cantare con Serrat
Repubblica 10/2/2016 Luigi Bolognini
Il cantautore interrompe il suo ritiro dalla musica per
incidere un nuovo brano con Joan Manuel Serrat. Un disco omaggio alla
tradizione iberica
Finora, dopo il suo ritiro dalla musica, nel 2012, Francesco
Guccini si era concesso solo un’apparizione di pochi secondi accanto a
Samuele Bersani e Pacifico nella canzone Le storie che non conosci.
Adesso torna a cantare in duetto, ma non in Italia: in Catalogna,
assieme a Joan Manuel Serrat, uno dei più grandi cantautori spagnoli. La
canzone è già nota, eccome: La tieta, che Serrat scrisse nel 1967 e che
lo stesso Guccini incluse nel proprio repertorio traducendola in
dialetto modenese e titolandola La ziatta (nell’album Ritratti del
2004).
Anche se il grandissimo pubblico la conosce per la versione decisamente libera, in sostanza restò solo la musica, di Paolo Limiti che la ribattezzò Bugiardo e incosciente, uno dei più grandi successi di Mina. Questo nuovo duetto sarà incluso in un disco in fase di realizzazione che conterrà traduzioni delle canzoni di Guccini in molte lingue come maltese, ceco e addirittura maori. Ma andiamo con ordine. Tutto nasce dalla associazione culturale “Cose di Amilcare”, che si può definire una costola del Club Tenco a Barcellona dato che ad animarla c’è Sergio Secondiano Sacchi e che l’Amilcare di cognome faceva Rambaldi, l’operatore culturale che fondò il Tenco, associazione simbolo delle canzone d’autore italiana.
In Catalogna Sacchi si occupa di organizzare convegni, eventi e momenti di confronto tra il cantautorato locale e quello italiano. Ma anche dischi, come quello dedicato a Guccini, in corso di realizzazione: cantautori di tutto il mondo, ma soprattutto dalla Spagna, lo omaggeranno cantando i suoi capolavori in varie lingue: «Al momento di sicuro saranno spagnolo, catalano, maltese, ceco, bulgaro, turco, russo, francese e inglese. E credo anche il tedesco», sorride Sacchi. La stella sarà Joan Manuel Serrat, 73enne catalano che in Spagna è come Guccini, Tenco e De André assieme, il re dei cantautori con alle spalle impegno politico (anche sotto la dittatura) e poesia, che canterà appunto La tieta.
E con lui in sala incisione ci sarà anche Guccini: «L’idea iniziale era che Francesco interpretasse una parte in catalano e Joan Manuel in modenese, ma è stato troppo complicato, e va benissimo così», dice Sacchi, già soddisfatto dall’averriportato Guccini a cantare. E sabato al teatro Cat, nel quartiere barcellonese di Gracia, andrà in scena una serata omaggio di “Cose di Amilcare” a Guccini, che parteciperà assieme a due suoi storici amici, Carlo Petrini di Slow Food e il vignettista Sergio Staino. I tre riceveranno anche un premio intitolato a Rambaldi per la loro attività culturale e artistica.
Sarà l’occasione per un ricco assaggio del disco. Sul palco Sílvia Comes (La locomotiva in catalano e Amerigo in spagnolo), Roger Mas (Canzone per un’amica in catalano), Rusó Sala (Via dei poeti in catalano), Tamar McLeod Sinclair (Ti ricordi quei giorni in maori), Miquel Pujadó (E un altro giorno è andato in catalano), TroffaHamra (E tornò la primavera in maltese), Juan Carlos Biondini, detto Il Flaco, storico chitarrista proprio di Guccini (Scirocco in spagnolo). Sono così tanti gli spagnoli e catalani ad aver risposto all’invito di Sacchi che non si esclude che il disco diventerà un doppio con un cd tutto riservato a loro.
Anche se il grandissimo pubblico la conosce per la versione decisamente libera, in sostanza restò solo la musica, di Paolo Limiti che la ribattezzò Bugiardo e incosciente, uno dei più grandi successi di Mina. Questo nuovo duetto sarà incluso in un disco in fase di realizzazione che conterrà traduzioni delle canzoni di Guccini in molte lingue come maltese, ceco e addirittura maori. Ma andiamo con ordine. Tutto nasce dalla associazione culturale “Cose di Amilcare”, che si può definire una costola del Club Tenco a Barcellona dato che ad animarla c’è Sergio Secondiano Sacchi e che l’Amilcare di cognome faceva Rambaldi, l’operatore culturale che fondò il Tenco, associazione simbolo delle canzone d’autore italiana.
In Catalogna Sacchi si occupa di organizzare convegni, eventi e momenti di confronto tra il cantautorato locale e quello italiano. Ma anche dischi, come quello dedicato a Guccini, in corso di realizzazione: cantautori di tutto il mondo, ma soprattutto dalla Spagna, lo omaggeranno cantando i suoi capolavori in varie lingue: «Al momento di sicuro saranno spagnolo, catalano, maltese, ceco, bulgaro, turco, russo, francese e inglese. E credo anche il tedesco», sorride Sacchi. La stella sarà Joan Manuel Serrat, 73enne catalano che in Spagna è come Guccini, Tenco e De André assieme, il re dei cantautori con alle spalle impegno politico (anche sotto la dittatura) e poesia, che canterà appunto La tieta.
E con lui in sala incisione ci sarà anche Guccini: «L’idea iniziale era che Francesco interpretasse una parte in catalano e Joan Manuel in modenese, ma è stato troppo complicato, e va benissimo così», dice Sacchi, già soddisfatto dall’averriportato Guccini a cantare. E sabato al teatro Cat, nel quartiere barcellonese di Gracia, andrà in scena una serata omaggio di “Cose di Amilcare” a Guccini, che parteciperà assieme a due suoi storici amici, Carlo Petrini di Slow Food e il vignettista Sergio Staino. I tre riceveranno anche un premio intitolato a Rambaldi per la loro attività culturale e artistica.
Sarà l’occasione per un ricco assaggio del disco. Sul palco Sílvia Comes (La locomotiva in catalano e Amerigo in spagnolo), Roger Mas (Canzone per un’amica in catalano), Rusó Sala (Via dei poeti in catalano), Tamar McLeod Sinclair (Ti ricordi quei giorni in maori), Miquel Pujadó (E un altro giorno è andato in catalano), TroffaHamra (E tornò la primavera in maltese), Juan Carlos Biondini, detto Il Flaco, storico chitarrista proprio di Guccini (Scirocco in spagnolo). Sono così tanti gli spagnoli e catalani ad aver risposto all’invito di Sacchi che non si esclude che il disco diventerà un doppio con un cd tutto riservato a loro.
lunedì 22 febbraio 2016
mercoledì 17 febbraio 2016
lunedì 15 febbraio 2016
martedì 9 febbraio 2016
giovedì 21 gennaio 2016
lunedì 18 gennaio 2016
28 gennaio ad Aosta con Carmen Consoli
AOSTA. Nell'ambito della Saison Culturelle 2015/2016, il Teatro Splendor di Aosta ospiterà il prossimo 28 gennaio, alle ore 18, l'incontro di parole e musica moderato da Enrico De Angelis, direttore artistico del Premio Tenco, tra due protagonisti della canzone d'autore: Francesco Guccini (qui in qualità di scrittore) e Carmen Consoli, che suonerà alcuni brani acustici. Con loro saranno presenti due giovani testimoni della nuova canzone italiana, Alberto Visconti e Naif Herin, e lo scrittore Marcello Fois che dialogherà sulla letteratura, fonte tra le principali di ogni storia e racconto musicale.
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