lunedì 29 dicembre 2014

Teresa e il gatto "poeta"

Anche Teresa Guccini, allora bambina, era presente in Piazza Maggiore a Bologna per il concertone del 1984 che celebrava i venti anni di attività del suo babbo. E oggi (28/12/14) su Facebook ricorda:

"Io ero su una cassa lì sopra il palco. Ricordo di aver provato la mia prima grande emozione a vedere tutta quella gente lì per mio padre. 

L'unica cosa di cui mi importava però era tornare a casa dal mio cucciolo nuovo di gatto persiano bianco che una fan regalò a mio padre quel pomeriggio. 

Lui decise di chiamarlo Umar Khayyam come il poeta persiano. 

Povero gatto. "

venerdì 12 dicembre 2014

Guccini a Cormons


di Carlo Muscatello
«Mi mancano i musicisti, quell’allegra brigata con cui giravamo nelle tournèe. Vedo ogni tanto Flaco (il chitarrista Juan Carlos “Flaco” Biondini - ndr), gli altri molto meno. Ma a parte questo, sto benissimo. Sono passati due anni, sono contento della scelta fatta...».
Francesco Guccini ha appeso metaforicamente la chitarra al chiodo esattamente due anni fa, in concomitanza con l’uscita dell’album “L’ultima Thule”. Non farò più dischi né concerti, disse quella volta, confidando che si sarebbe dedicato interamente all’attività - fino a quel momento secondaria - di scrittore.
E solo quanti lo conoscevano poco potevano credere in quell’occasione che il nostro - classe 1940, in carriera dagli anni Sessanta - potesse pentirsi e ripensarci.
«Ero stanco - dice al telefono dalla sua Pavana, appennino toscoemiliano, provincia di Pistoia -, fare concerti cominciava a essere faticoso: stare due o tre ore in piedi...».
Agli inizi cantava seduto.
«Certo, poi ho conquistato la posizione eretta. E non mi sembrava il caso di sedermi di nuovo, poteva rappresentare plasticamente l’inizio del declino. Meglio chiudere quando sei ancora in piedi, prima che ti caccino a pedate. E ho conquistato anche una libertà: quella di prendermi un raffreddore senza pensare al fatto che devo fare un concerto».
Domenica a Cormons?
«Presento il nuovo libro che ho scritto con Loriano Macchiavelli, “La pioggia fa sul serio”. Il titolo giusto per queste giornate uggiose, adatto al clima, qui a Pavana piove da giorni. Ma il freddo non è ancora arrivato».
Basta col maresciallo Santovito?
«Santovito lo abbiamo mandato in pensione. La nuova storia è il secondo capitolo delle avventure dell’ispettore forestale Marco Gherardini, che nel paese degli Appennini dove è ambientata la vicenda tutti chiamano Poiana».
La vita di città le manca?
«Assolutamente no. Ormai vivo qui da tanti anni, le poche volte che vado a Bologna scappo via prima possibile. Ho scoperto di non sopportare più il traffico, il caos, forse anche la gente. E poi qui in paese sto bene, vita tranquilla, molti mi vengono a trovare».
L’anno scorso ha fatto una piccola vacanza nella “sua” vecchia Trieste.
«Sì, grazie a Paolo Rumiz e altri amici ho fatto un bel giro. Ho scoperto luoghi che non conoscevo, sia in città che sul Carso. Ho scoperto anche il mondo delle “osmize”, una bella tradizione che non ricordavo ai tempi della mia naja a Banne».
È passato mezzo secolo, ci pensa?
«Già, rimasi sul Carso dal gennaio all’ottobre del ’63. Ricordi indelebili. E poi quell’eskimo della canzone, comprato su una bancarella in piazza Ponterosso, prima di ritornare a casa. Bei tempi, difficile dimenticarli».
Era una Trieste molto diversa?
«Certamente sì, anche se io non conosco bene la città, i suoi problemi. Quando sono tornato, in tutti questi anni, è stato sempre o per lo spazio di un concerto, o comunque per pochi giorni, insufficienti a vivere la città. Quel che posso dire è che Trieste mi è sempre piaciuta e continua a piacermi molto. Mi piacciono le sue strade, le piazze, il mare. Mi piace il vostro modo di vivere, diciamo così, mitteleuropeo. Si avvertono la dimensione europea, il crogiuolo di razze e di culture. Ed è sempre bello vedere la gente che ama divertirsi, frequentare i caffè, le osterie».
Come le vecchie balere della sua Emilia Romagna?
«In un certo senso. Anche da noi ora quel mondo si è trasformato, ma ho ricordi piacevoli delle balere, delle feste paesane e di quelle dell’Unità. Quando insegnavo agli americani, al Dickinson College di Bologna, dicevo loro: andate alle feste dell’Unità, così capirete come sono veramente i comunisti italiani di cui avete tanta paura...».
La sua regione produce cantanti e musicisti in quantità industriale.
«Penso sia dovuto alla nostra tradizione contadina, alla gente nei campi, alle mondine che cantavano nelle ore di lavoro. E finito di lavorare c’erano le feste paesane, le sagre. Che dire: siamo individui canori, musicali, che hanno voglia di cantare e suonare. E i cantanti di oggi sono figli e nipoti di quelle tradizioni».
Al cinema la chiamano ancora?
«Qualche volta. La gente ricorda le mie parti con Pieraccioni o nel “Radiofreccia” di Ligabue, ma la mia frequentazione col cinema ha radici antiche. La prima volta da attore fu nel ’76, in “Bologna. Fantasia, ma non troppo, per violino”, di Gianfranco Mingozzi. Ma ricordo “I giorni cantati” di Paolo Pietrangeli, che inserì nella colonna sonora le mie “Eskimo” e “Canzone di notte n.2”, e poi “Musica per vecchi animali” di Stefano Benni, “Ormai è fatta” di Enzo Monteleone. E le colonne sonore, fra cui “Nené” di Salvatore Samperi».
Si divertiva?
«Ho ricordi piacevoli, ma “cum grano salis”. Mi spiego: mi piace il cinema, soprattutto da spettatore, ma farlo è molto noioso: tempi morti, ore di attesa, cambi, ripetizioni, non fa per me».
Meglio il fumetto?
«Certo, molto più vicino alle mie corde. Più compatibile con i miei ritmi di lavoro, in fondo è artigianato anche quello, come la canzone. Ho scritto alcune sceneggiature, le storie di un brigante toscano, alcune cose con l’amico Bonvi».
Sono passati quarant’anni da “Stanze di vita quotidiana”: è vero che la vicenda con Bertoncelli e “L’avvelenata” partì da quel disco?
«Sì, Riccardo Bertoncelli scrisse che ero “un artista finito, che non aveva più niente da dire”. Non faceva una critica, ovviamente più che legittima, sul disco, sulle canzoni: non si trattava insomma di un “mi piace, non mi piace”. Diceva che ero stato costretto a fare quell’album da una non meglio identificata “logica di mercato”. Allora scrissi quei versi, non volevo nemmeno pubblicare il brano, invece mi convinsero e andò come andò».
Poi vi siete chiariti?
«Sì, quasi subito. Venne a trovarmi a Bologna, ci parlammo a lungo. In tutti questi anni siamo rimasti in ottimi rapporti, magari non amiconi, ma ottimi rapporti. Tanto che per il suo recente libro dedicato al 1967 mi ha fatto una lunga intervista che conclude il volume».
Quando hanno rieletto Napolitano lei ha preso un voto in due scrutinii consecutivi.
«In realtà in uno scrutinio ne ho presi due, uno è sfuggito ai conti ufficiali, ed è stata una iattura: mi hanno spiegato che se prendi almeno due voti entri nell’annuario ufficiale del Quirinale...».
Scherzi a parte?
«Scherzi a parte mi sono fatto una bella risata. E non ho mai scoperto chi è stato il buontempone. Forse era un mio fan. Del resto anche Renzi ha detto che veniva ai miei concerti».
Dopo Napolitano meglio un politico o un uomo di cultura?
«Io mi ero già espresso a favore di Prodi, ma sembra che non sia più disponibile. Andrebbe bene anche un uomo di cultura, anche se ormai si tratta di un ruolo dai compiti sempre più politici».
Alle regionali ha votato Sel.
«Ho votato una persona che stimo, non ho cambiato bandiera. Dunque riprenderò a fare come suggeriva Montanelli ai tempi della Dc: mi turo il naso e voto Pd».
Che dunque non la entusiasma. Meglio renziani e vincenti ma lontani dalle tradizioni della sinistra o duri, puri e perdenti?
«La seconda ipotesi non mi sembra granchè piacevole».
twitter@carlomuscatello

Gianna Nannini, nata il 14 giugno



  
"Non so neanche se Francesco sa che ho rifatto Dio è morto. Guccini mi ricorda i fischi presi quando ho suonato con lui al Vigorelli negli anni ’80. Ero stata in galera in Grecia, tre o quattro giorni, perché avevo picchiato un poliziotto. Ritornando in Italia non avevo fatto le prove, ho cantato America ed è venuto fuori un troiaio. Un aneddoto che mi riporta a Francesco, che è nato come me il 14 giugno, un Gemelli. Mi ci rivedo in questa canzone, mi ci incazzo molto, mi strappa le corde vocali rock che ho dentro."

Pietro Gori, la fiaccola dell'anarchia

Rosignano Marittimo intende mantenere vivo il ricordo di Pietro Gori, anarchico transnazionale e tutto proiettato sui diritti dei poveri e della nascente classe operaia, avvocato di cause politiche, poeta e autore di canzoni in cui riversava senza compromessi il suo impegno civile. E con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber e della Regione ha programmato per i prossimi 8-11 gennaio 2015 un evento intitolato a Gori, “Perciò fummo ribelli”, cui hanno aderito personaggi e artisti del calibro di Sandro Luporini, Paolo Rossi, Sergio Staino, Giampiero Alloisio, Francesco Guccini, Paolo Finzi, Camilla Pinelli, il gruppo musicale carrarese Les Anarchistes.

Leggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2014/12/11/guccini-staino-e-rossi-ai-festeggiamenti-per-i-150-anni-dalla-nascita-di-pietro-gori/
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  1.  Giovedi 8 gennaio 2015, ore 21.00 presso il Teatro Solvay di Rosignano Marittimo (LI) si terrà l'incontro spettacolo teatrale promosso dal Comune di Rosignano M. in collaborazione con la Fondazione Gaber e la Regione Toscana, nell'ambito delle celebrazioni per il 150mo anniversario della nascita di Pietro Gori. Francesco Guccini racconterà della sua canzone più famosa, "La locomotiva" suo giovanile tributo all'avvocato anarchico, compositore egli stesso di canzoni popolarissime come "Addio a Lugano" e "L'inno del Primo Maggio", mentre Giampiero Alloisio canterà "Canzone di notte n. 2" ("...gli anarchici gli han sempre bastonati.."). Tanti altri interventi, tra cui quelli di Sergio Staino, Sandro Luporini, Paolo Rossi, Claudia Pinelli, Paolo Finzi, Les Anarchistes, e Paolo Dal Bon.
Rosignano Marittimo intende mantenere vivo il ricordo di Pietro Gori, anarchico transnazionale e tutto proiettato sui diritti dei poveri e della nascente classe operaia, avvocato di cause politiche, poeta e autore di canzoni in cui riversava senza compromessi il suo impegno civile. E con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber e della Regione ha programmato per i prossimi 8-11 gennaio 2015 un evento intitolato a Gori, “Perciò fummo ribelli”, cui hanno aderito personaggi e artisti del calibro di Sandro Luporini, Paolo Rossi, Sergio Staino, Giampiero Alloisio, Francesco Guccini, Paolo Finzi, Camilla Pinelli, il gruppo musicale carrarese Les Anarchistes.

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Rosignano Marittimo intende mantenere vivo il ricordo di Pietro Gori, anarchico transnazionale e tutto proiettato sui diritti dei poveri e della nascente classe operaia, avvocato di cause politiche, poeta e autore di canzoni in cui riversava senza compromessi il suo impegno civile. E con la collaborazione della Fondazione Giorgio Gaber e della Regione ha programmato per i prossimi 8-11 gennaio 2015 un evento intitolato a Gori, “Perciò fummo ribelli”, cui hanno aderito personaggi e artisti del calibro di Sandro Luporini, Paolo Rossi, Sergio Staino, Giampiero Alloisio, Francesco Guccini, Paolo Finzi, Camilla Pinelli, il gruppo musicale carrarese Les Anarchistes.

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venerdì 5 dicembre 2014

"Tra i castagni dell'Appennino" di Marco Aime

Un viaggio emozionante e suggestivo, ma al contempo molto concreto, fatto di paesaggi aspri come i boschi dell’Appennino che Guccini ci invita da sempre, attraverso i suoi versi, a scoprire. E popolato di personaggi curiosi come la vecchia signora di Pàvana che indica ad Aime – appena sbarcato nel borgo gucciniano per eccellenza – la casa del cantautore annunciando, con il tono fiero e rispettoso di chi segnala a un turista il museo del Louvre a Parigi, o il Colosseo a Roma: «Lì c’è Guccini».
Tra i castagni dell’Appennino è, naturalmente, anche un viaggio nella memoria, che ripercorre l’evoluzione artistica ed esistenziale di una delle più grandi voci del panorama musicale italiano. Dai primissimi dischi ed esibizioni nelle osterie alle influenze letterarie che percorrono tutta la sua produzione, dagli anni delle contestazioni politiche ai piccoli vezzi privati che han¬no accompagnato decenni di concerti, fino a diventare mitici rituali collettivi, ciò che emerge in queste pagine è soprattutto la volontà di Guccini di esprimere, con le parole e con i versi, la sua esperienza di vita e la sua personale visione del mondo. 
«Per me scrivere canzoni voleva dire raccontare la propria esistenza, le proprie vicende. Non convivo spesso con la malinconia. Non è una mia caratteristica, se non forse nel momento del ricordo, perché il ricordo a volte immalinconisce. Il fatto è che noi il futuro non lo conosciamo e il presente è fugace, quindi viviamo soprattutto nel passato, nel ricordo. Ma quando poi le racconto, queste cose, le vesto sempre di ironia.»

giovedì 13 novembre 2014

18 novembre a Porretta

 LA PIOGGIA FA SUL SERIO
Martedì 18 novembre – ore 21 – Cinema Kursaal – Porretta Terme
Presso il Cinema Kursaal alle 21 di martedì 18 novembre si terrà la presentazione del libro “La pioggia fa sul serio” romanzo di frane e altri delitti, di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli. Durante la serata interverranno gli autori e il Prof. Federico Bertoni. La presentazione del libro, organizzata dell’Unione Alto Reno, rientra nella rassegna “Un libro con l’autore”. Ingresso libero.

mercoledì 5 novembre 2014

Bologna, una città "fortunata"


Tra la via Emilia e Pàvana

Duemila anni fa veniva aperta la via Emilia. Paolo Rumiz, giornalista e scrittore, ne percorre il tracciato alla ricerca dei segni del passato con le testimonianze di appassionati sostenitori della sua importanza, di geografi, storici, musicisti e...Francesco Guccini.

mercoledì 15 ottobre 2014

"Non guarisco dalla scrofola!"




                                      Quando, lo scorso mese d'agosto, due tizi mi raccontarono dell'idea che avevano avuto, di una locomotiva a vapore che avrebbe portato un certo numero di appassionati delle mie canzoni fino a Pàvana, rimasi perplesso. "Voi siete matti" fu la mia prima reazione.
C'è un perché. Da tempo, praticamente da quando ho smesso di fare concerti, ma anche da prima, quasi quotidianamente ricevo visite anche di due, tre gruppetti al giorno che, gentilmente, bisogna dirlo, si scusano per l'intrusione e mi chiedono una foto, un autografo, e se ne vanno contenti. Quelli che poi oggi sono chiamati "social network" come "facebook" amplificano il fenomeno.
Cortesemente accolgo tutti, ma non è sempre piacevole essere distolto (quasi quotidianamente, lo ripeto) dalle mille faccende che occupano le mie giornate, alcune relativamente importanti, come scrivere qualcosa, (e a volte vieni distolto proprio mentre stai inseguendo un pensiero) altre forse meno importanti ma sempre interessanti quali leggere un libro o un giornale.
"E in quanti avete previsto che verrebbero?" chiesi, paventando già il numero di foto o di autografi richiesti, roba da impegnare un intero pomeriggio, se non l'intera giornata, a non fare altro.
Furono vaghi."Circa duecento" risposero. "Avremmo anche bisogno della collaborazione della Pro Loco per organizzare un servizio di ristoro. Naturalmente si terrebbe l'eventuale incasso, più i soldi che avanzerebbero dalle nostre spese di treno e pullman per il trasbordo dalla stazione di Porretta a Pàvana.
La locale Pro Loco, lo so, viaggia sempre in condizioini economiche traballanti, soprattutto ora che deve affrontare le spese straordinarie per rifare il tetto della sede e altre bazzecole concomitanti. Gli occhi di Franco Casari, l'attuale presidente, al pensiero dell'incasso probabile, si illuminarono. "A noi farebbe proprio comodo" mi disse. "Facciamolo per Pàvana"
"Ma io cosa dovrei fare?" chiesi. "Cantare lo escludo, firmare autografi o fare foto con tante persone anche..."
"Niente paura" mi assicurarono, "Per te nessun disturbo. Ci basta un breve saluto. Al resto pensiamo noi".
Intanto il tempo passava e le voci si susseguivano. Chi parlava di 500 persone, chi del doppio, chi di gente pronta ad arrivare anche coi propri mezzi, intenzionata ad accamparsi dopo aver spedito in loco vedette atte a studiare i terreni adatti allo scopo. Amici mi prendevano in giro. "Oh, come te la caverai con le 800 persone che ti verranno a salutare quella domenica?"
E poi quella domenica è venuta. La Pro Loco ha preparato e distribuito pasti per 475 persone, il tutto a base di polenta con ragù, "fogacine"(voce locale per "cresenti", oggi erroneamente chiamate "tigelle") imbottite col tradizionale"pesto" (lardo tritato, aglio e rosmarino) o di prosciutto e salame, formaggio o nutella, poi acqua e vino. L'organizzazione del servizio pasti è stata perfetta, quasi germanica, coi "polentari" a mescolare la polenta, gli addetti a versare il ragù e a imbottire le fogacine, a distribuire acqua e vino.
Personalmente mi è andata di lusso. Una breve apparizione in cui ho fatto notare che sono ancora vivo e non è ancora tempo per i pellegrinaggi, non impongo le mani per curare la scrofola come accadeva ai re di Francia, e non faccio miracoli come a Lourdes.
Tutto bene, quindi, anche se, mi è sembrato, che qualcuno voglia ripetere l'esperienza.
Speriamo che il fumo della locomotiva che ha invaso i vagoni durante le numerose gallerie sia stato capace di dissuadere qualcuno. F.G.

giovedì 2 ottobre 2014

"La pioggia fa sul serio" in libreria dal 3 ottobre 2014

A Casedisopra, nel cuore degli Appennini, l'estate è finita eppure in giro si vedono ancora dei forestieri. All'osteria di Benito, dove si ferma per un bicchiere chiunque passi in paese, il cameriere marocchino Amdi spesso serve da bere a due avventori singolari: un geologo impegnato a studiare il territorio e un architetto inglese innamorato del posto, Bill Holmes, che insieme alla bella nipote Betty sta conducendo una ricerca sulle costruzioni religiose – edicole votive, maestà, oratori – di cui è ricca quella parte di Appennino. Nel frattempo, però, ha cominciato a piovere senza tregua, e l'acqua dà non poco filo da torcere all'ispettore della forestale Marco Gherardini, che in paese chiamano "Poiana". La pioggia divora interi costoni della montagna portando con sé strade, alberi e forse anche uomini, come a punirli per l'incuria sempre maggiore cui abbandonano la loro terra. A parte ciò, in paese tutto sembra tranquillo. Fino a che, proprio il giorno prima di andarsene, il geologo non sparisce misteriosamente. E dopo la sua scomparsa una serie di aggressioni turba la vita di Casedisopra. A indagare ufficialmente sui troppi misteri che si nascondono tra i ruderi della Casa-fortezza del Capitano e l'edicola con l'affresco di una Madonna incinta, tra l'agriturismo gestito da una stravagante signora e il Sasso Nero che racchiude un segreto, è incaricato il giovane maresciallo dei carabinieri Barnaba. Ma molto presto Poiana dovrà intervenire in prima persona, sia pure non ufficialmente. E ad aiutarlo, con la ruvidezza montanara che gli è consueta ma anche con saggezza, sarà chi conosce il territorio e sa leggere i segni con cui la montagna parla all'uomo: il mitico Adùmas. Ma anche i fratelli Seivadghi, Fonso e Doardo, e il paese intero daranno, sia pure involontariamente, il loro contributo... Ancora una volta Guccini e Macchiavelli sanno evocare per noi i sapori e le emozioni più intense delle loro montagne e ci conducono lungo i valichi appenninici, dal Quattrocento a oggi, fino a scoprire una verità sorprendente e più che mai attuale. Un romanzo forte come le radici di un albero secolare, appassionante come un inseguimento nel bosco, coraggioso come chi sa guardare negli occhi la verità.

giovedì 11 settembre 2014

i Mulini di Avati e Guccini

Domenica 21 settembre 2014  ore 10 Granaglione, visita alle fonti, festa nei borghi
ore 18 Cinema Kursall Pupi Avati. Proiezione film. Assegnazione Premio Porretta a Pupi e Antonio Avati
Attività collaterali
L’acqua nella storia dell’Alta Valle del Reno,
– visita ai mulini ed alle ferriere con la presenza di Pupi Avati e Francesco Guccini, magari al Molino del Capo di Poggiolforato, che ricorderà il film “Una gita scolastica” 

martedì 9 settembre 2014

Latin Grammy: Serrat 'Person of the year"

Un gala in programma alla MGM Grand Garden Arena di Las Vegas celebrerà, il 19 novembre, l'assegnazione al cantautore spagnolo Joan Manuel Serrat del titolo di "Person of the year" da parte del comitato organizzatore dei Latin Grammy (che si svolgono il giorno seguente).
In Italia Serrat è famoso soprattutto per "La tieta" ("La zietta"), tradotta nel 1969 in "Bugiardo e incosciente" da Paolo Limiti per Mina (che poi interpreterà altri suoi brani);  una versione in modenese del brano, "La ziatta", è stata inclusa da  Guccini nell'album del 2004 "Ritratti". 


venerdì 29 agosto 2014

La “Famiglia Forestale” incontra FRANCESCO GUCCINI e LORIANO MACCHIAV...

A Fiumalbo con i forestali

SABATO 30 AGOSTO 2014
Ore17,30 Apertura ufficiale della manifestazione con ALZABANDIERA 

al Parco degli Alpini e DEPOSIZIONE della CORONA.
Ore 18,30: La “Famiglia Forestale” incontra
FRANCESCO GUCCINI e LORIANO MACCHIAVELLI:
Breve intervista e presentazione   delle loro più famose opere letterarie   

mercoledì 27 agosto 2014

Ibernato a Senigallia

Francesco Guccini ha particolarmente apprezzato Senigallia, visitando tra l'altro la Mostra Lacrime di Smalto alla Rocca Roveresca. Guccini ha anche visitato la Camera Gialla e la sede della Fondazione Rosellini in Viale Bonopera, rimanendo piacevolmente  stupito dall'enorme quantità e qualità dei libri gialli e fumetti che vi sono contenuti. "Se avessi visto questo luogo da ragazzo mi sarei fatto ibernare qua"- ha scritto nel registro degli ospiti illustri della Fondazione.