martedì 12 marzo 2013
9 marzo - Intervistato dall'Unità
Difeso dagli Appennini di Pavana, dalla decisione di non affrontare mai più la fatica di un palco per cantare e suonare, dalla soddisfazione di aver composto in un disco gli ultimi messaggi musicali della sua vita - salvo augurabili contraddizioni - non allenta la tensione d’affetti che lo lega ai percorsi di questo Paese. Del resto, non ha mai cantato e basta. I suoi concerti, di cui abbiamo già nostalgia, sono sempre stati incontri con una piazza loquace, ciarliera, che aveva cose da dire mentre ascoltava i racconti che Francesco suggeriva dal microfono. Appunti di vita quotidiana, riflessioni politiche, rimbrotti, sequenze recitate di foto-tessere dedicate ai personaggi del momento, alle loro azioni, alle loro insufficienze. Ci vorrebbe un concerto, almeno per aggiornare quel racconto d’Italia, ma non ci sarà. Proviamo con un placebo: niente musica, solo pensieri e, finalmente, parole.
Niente paura, Francesco: è il solito check-up. Elezioni soffertissime, niente governo sicuro, povertà dilagante. Come stai vivendo tutto questo?
«Con malessere. In sospensione. Sto a vedere cosa succede. Ho appena salutato un tuo collega entusiasta della Rete, di Twitter, di tutte queste cose misteriose. Beato lui, io no. Troppe cose non capisco della natura di questi strumenti. Mi piacerebbe sapere dagli entusiasti cos’hanno capito loro di questo nuovo tessuto connettivo, perché a sentirli sembra senza controindicazioni. E qui non li seguo, con garbo; mi tengo le mie perplessità. Il coltello è una delle cose più utili della terra, ma conviene sapere che se lo prendi dalla parte della lama non solo non serve ma puoi farti molto male».
Con il teleobiettivo vai fortissimo. Usiamo una focale più corta. Abbiamo un Parlamento nuovo di zecca...
«Giusto, pieno di rappresentanti dei Cinque Stelle...».
Ecco, come ti sembrano?
«Mi pare brava gente, davvero. Bei volti, belle presenze, molto più belli di quelli di una quantità di vecchi politici. Gentili, una buona novità. Tuttavia, temo siano soggiogati al pensiero di Grillo e Casaleggio. Insomma, mi chiedo se siano liberi oppure destinati a seguire direttive che maturano altrove».
Un pensiero in dono: il Parlamento italiano si è appena difeso da una contraddizione pazzesca: al suo interno c’era una forza politica, la Lega Nord, che lottava per fare a pezzi il Paese. Adesso, è chiamato a difendersi da una nuova contraddizione fondamentale: sui suoi banchi è alloggiato l’obiettivo della sua destrutturazione, della cancellazione dei partiti, dell’annullamento dei conflitti politici, sale della democrazia. Non è un po’ troppo?
«Sì, lo è. C’è qualcuno che fuma in sala parto... ecco, dovremmo tutti dedicarci alla salvezza di questo Paese, dovremmo farlo in coscienza e responsabilità. Ma mentre si predica la cancellazione dei conflitti della vecchia politica, si celebra, in Parlamento, l’avvento di una tabula rasa che è più radicale di qualunque posizione politica, partitica. Tanto è vero che, fin qui, la presenza pur gradevole dei Cinque Stelle è una sorta di assenza. La tabula rasa voluta da Grillo è il partito più partito di tutti gli altri, è la tabula rasa che fuma in sala parto».
Eri tra quelli che avrebbero volentieri visto un impegno dei Cinque Stelle nella sala parto - mi hai convinto - del governo della sinistra?
«Sì, pur consapevole delle differenze, delle distanze su molti temi fondanti, come l’Europa, oppure la Tav...».
E tu che pensi della Tav, bisogna farla oppure è meglio di no?
«Non lo so, non sono abbastanza informato. Tu? Contrario, ho capito, io non so... Però, argomenti interessanti e utili ai due fronti ce n’erano. Legge sul conflitto di interessi, anti-corruzione, tagli ai costi della politica... Invece niente. E dicono basta ai conflitti, pensa un po’ che bel “basta”. E mica dovevano sposare la sinistra, bastava che le permettessero di fare le cose che stavano a cuore anche a loro. Sarebbe stata una fiducia a tempo e limitata. Infatti, la tabula rasa non mi ha mai convinto, nemmeno nel Sessantotto...».
E chi la predicava allora? Non ricordo...
«Massì, c’erano quelli che dicevano: via tutti i vecchi, adesso comandiamo noi...».
Riflessi della Contestazione, più che del Sessantotto. E Grillo mi sembra lontanissimo sia dalla prima che dal secondo: dice che vuole il 100% dei consensi, di percentuali inferiori non sa che farsene...
«Tutto è possibile, per carità. Temo che l’obiettivo sia un po’ difficile. Tra l’altro, non sono sicuro che quando si andrà a votare, fra pochi mesi, riprenderà tutti i voti che ha raccolto alle ultime politiche. C’è un bel po’ di elettori che lo hanno appoggiato per dare uno scossone, per vedere risultati concreti, per salvare finalmente questo Paese dal declino. Invece si andrà al voto con niente di fatto, tranne quella indisponibilità a votare perfino ciò che hanno promesso ai loro elettori. Siccome nel calderone c’è tanta gente di sinistra, e cioè intelligenze che non vivono appese al capestro del “tanto peggio, tanto meglio”, dubito che Grillo possa crescere ancora, ma posso sbagliarmi...».
Dicono che di Bersani non c’è da fidarsi...
«A me, invece, sembra una brava e degna persona. Lo hanno accusato di aver fatto una campagna elettorale poco brillante. Sarà, ma non dovevamo eleggere il conduttore di Sanremo. Poi, sono contento che abbia rifiutato l’ipotesi di un governo di larghe intese, mi pare giusto, avrebbe perso il mio voto, non lo avrei seguito».
Come probabilmente i destri nel Movimento Cinque Stelle non seguirebbero Grillo se accettasse di servirsi dell’ascensore della sinistra...
«Corretto! Lì dentro ci sono sia la destra che la sinistra. Ma non è lui che sostiene che destra e sinistra non esistono più, che non hanno più senso? Poi: ha per caso chiesto alla sua base di esprimersi sul tema della salvezza del Paese? Non mi risulta, ma magari a Pavana ne sappiamo poco».
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