dal sito della Fondazione Alfieri:
Sarà un incontro a più voci, perché interverranno Gian Mario Anselmi e
Carla Forno, presidente e direttore del Centro Alfieriano, e Gabriella
Fenocchio, già seguita dal pubblico astigiano durante il recente ciclo
di incontri sulla satira alfieriana.
Guccini, che, dalla metà degli anni Sessanta, ha pubblicato diciotto album di canzoni, ha al suo attivo vari libri.
Si
parlerà con lui di memoria e di poesia, di nostalgia e ironia, del
potere dei ricordi di trasfigurare la realtà anche dura e aspra di età
passate, restituendola in tutta la sua forza evocativa. Nel libro
scorrono gli anni dell’infanzia e della giovinezza dei bambini e dei
ragazzi in “braghe corte” degli anni Quaranta/Cinquanta attraverso gli
usi, i costumi, gli oggetti, i sapori di un’ Italia da poco uscita dalla
guerra, povera e autentica.
Lungo il crinale
dell’autobiografia, con stile colloquiale, rivolgendosi al lettore in un
immaginario dialogo a distanza, Guccini fa rivivere nelle pagine del
suo libro, attraverso gli oggetti perduti – caramelle e sigarette,
siringhe e maglie pungenti di lana, carta moschicida, flit e giochi
infantili, dalle cerbottane al meccano – un teatro di figure scomparse,
di un’umanità non così remota, eppure perduta per sempre: dai
cantastorie autori delle saghe popolari alle vicine di casa che sapevano
fare le punture, dai carbonai ai lattai in bicicletta con il bidone del
latte.
Quell’Italia che ballava nelle piazze dei paesi in cui
nascevano gli amori, che viaggiava sui treni a vapore e non aveva
frigoriferi e telefoni, quell’Italia della naja, dei pennini, dei caffè
d’orzo e delle Topolino.
Come scrive Guccini, un’ “Italia diversa,
in bianco e nero, più povera, senza asfalto a coprire tutto, senza
ingorghi domenicali o da grandi esodi”.
Ed è proprio nel
capitolo dedicato alla Topolino che Guccini offre il suo omaggio
sornione al nostro Paolo Conte e alla sua Topolino amaranto, simbolo
indelebile, nell’Italia del dopoguerra, della “voglia di vivere che
c’era”, “ebbrezza di povera velocità”, di gioventù, di un sogno
impossibile.
Carla Forno
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