«La mia è una visione romantica, la canzone nasce da incontri strani.
In un diario di ex operai del Bolognese dell’800 avevo trovato la
storia di questo Pietro Rigosi che arrivato in officina si impadronisce
di una locomotiva e si dirige a velocità folle verso Bologna. Deviata su
un binario morto, si schiantò contro carri merci fermi. Sbalzato
dall’abitato, Rigosi sopravvisse ma non disse mai i perché. Il mio
vicino di casa Mignani mi spiegò che era stato un gesto anarchico.
Conoscevo uno del circolo anarchico di Carpi e parlandoci mi è venuta
voglia di scrivere una canzone in stile Pietro Gori. Non ho mai scritto
così veloce, ci ho messo mezz’ora. Scrivevo e prendevo appunti, e
l’inizio mi è venuto per ultimo. Il musicologo Roberto Leydi definì La Locomotiva la più bella canzone popolare del Dopoguerra». Uscì nel ‘72, in Radici.
Guccini che canta quella locomotiva «lanciata a bomba contro
l’ingiustizia» ora ricorda: «Ai concerti la cantavo per ultima, ma sei
volte più veloce». Poi racconta anche, divertito, di certi fans
catturati anche a colpi di Locomotiva: «Renzi ha detto che sono il suo cantautore preferito, ma non ne ho colpa». intervista di marinella venegoni - rosignano (livorno)
Sempre bello rileggere queste storie e ritrovare questo sito!
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