Laura Secci per “la Stampa”
«Addio». Lo aveva cantato nel 2000, in quei 53 minuti che aprivano il suo diciannovesimo album Stagioni, in cui si congedava, con l’amarezza mai arresa de L’Avvelenata, dal «mondo inventato del villaggio globale». Ma questa volta è diverso. Francesco Guccini, il «campagnolo inurbato», con la musica ha chiuso davvero. Non solo con la sua.
«Io non canto più, non suono più ma soprattutto non ascolto più musica. Ho avuto un overdose - racconta Guccini, ospite ad Asti del primo stage di Akamu, l’accademia della musica dedicata ai cantautori -
Ogni tanto, in automobile, mia moglie accende la radio e io la prego subito di spegnere. Troppo rap, abbiate pietà. Non ce la faccio proprio. A volte ne sento qualcosa, per sbaglio, e mi dico: ma questo che cavolo canta?».
«Ora gli unici che hanno un po’ di successo sono i rapper. Come sappiamo, il rap è una cosa italianissima - ironizza il cantautore, conquistando le risate del pubblico riunito all’Università -.
Adesso pullulano i rapper, dilagano. Io, ogni tanto, e questo è buffo, riesco ad ascoltare il Rock and Roll di una volta, quello di Little Richard, di Elvis Presley, di Jerry Lee Lewis. Quando sento questa musica saltello ancora come un coglione. Ho ascoltato un po’ di tango per qualche di tempo, ma poi anche quella fase è passata».
A settantacinque anni (li compirà a giugno), non ha certo intenzione di infilarsi le ciabatte e mettersi davanti alla tv («tranne per Beautiful, è talmente improbabile che mi diverte da matti»). «Io adesso scrivo. Con Loriano Machiavelli ho appena pubblicato La pioggia fa sul serio e sto ultimando dei racconti per un altro libro. La scrittura, quella con la carta e la penna, non sul pc, mi fa stare bene».
A settantacinque anni (li compirà a giugno), non ha certo intenzione di infilarsi le ciabatte e mettersi davanti alla tv («tranne per Beautiful, è talmente improbabile che mi diverte da matti»). «Io adesso scrivo. Con Loriano Machiavelli ho appena pubblicato La pioggia fa sul serio e sto ultimando dei racconti per un altro libro. La scrittura, quella con la carta e la penna, non sul pc, mi fa stare bene».
Nessun commento:
Posta un commento