"Anche noi a Pàvana abbiamo gli extracomunitari, ma da noi sono integrati. L'anno scorso dei marocchini hanno vinto la gara di briscola del paese: invece di farsi i segni si parlavano in arabo. Però il prosciutto che gli avevano offerto come trofeo non l'hanno mangiato".
Questo il testo:
Andavamo che non era ancor giorno la bocca piena di sogni e dolore Lasciavamo in un niente di ore lì attorno una casa di gente e di amore e una terra da infami, di sassi e di rabbia La miseria attaccata alla pelle come una scabbia ma nei petti gonfiava un respiro che volava in giro come una danza E andavamo nel mondo America, Europa! Dovunque ci fosse uno spazio Comunque sapendo di andare a soffrire per vivere e ricostruire Mescolando al sangue la storia per creare una nuova e vitale memoria In un turbinio di speranza di vita futura lavoro di gioia per noi a decine a migliaia per noi così in tanti.. per noi niente nessuno, per noi emigranti. E partiamo per caso, per sorte su quei gusci di noce affollati di scafisti violenti di umanità nuda donne, vecchi, bambini e di morte un confuso partire ignoto l’arrivo Non più l’ora od il giorno ma si arrivi e da vivo Ma nei cuori si allarga un respiro che ci spinge ad andare, ad osare sul mare Tra paure e gli stenti di quel mare mai visto Ma stringendo un sogno fra i denti: che qualcuno lontano ci accolga, ci tenda una mano a noi supplicanti, A noi meno di niente, nessuno.. noi diversi di pelle e cultura Noi che siamo anche forse il futuro a noi immigranti E veniamo da un mondo di guerra e di fame dovunque E cerchiamo una patria comunque per tornare a sperare, per vivere ancora E veniamo da un mondo di guerra e di fame dovunque E cerchiamo una patria comunque per tornare a sperare, per vivere ancora e ricominciare.
Proprio bella e Gucciniana. Bravo anche Iacchetti e Flaco!
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