sabato 14 novembre 2009

Cuore Toro

GIANLUCA ODDENINO La Stampa
TORINO
Meno male che la fantasia è tornata al potere». Sorride Andrea Gasbarroni, trequartista dai piedi intelligenti e dall’ispirazione artistica («Amo Guccini, credo di essere l’unico calciatore a farlo») che quest’estate nessuno voleva alle buste e adesso si gode il ritorno. Suo e del ruolo del fantasista.

È una moda oppure il calcio ha aperto gli occhi?
«Aspettiamo di capire l’evoluzione, ma intanto c’è più fantasia in campo per segnare e far segnare. Io sono il primo ad esserne felice».

Anche in questo Toro che vive sulle montagne russe?
«Soprattutto al Toro. Io la vivo bene l’altalena dei risultati anche perché i tifosi il vero Toro non l’hanno ancora visto. Stiamo lavorando tantissimo, c’è armonia e sono sicuro che andremo in serie A».

Per lei la promozione avrebbe un valore doppio, essendo nato, cresciuto e tornato a Torino.
«Vero, sarebbe la mia ciliegina più bella. La serie A l’ho conquistata con la Samp e il Palermo tanti anni fa, e patendo non poco, ma qui ho famiglia, gli amici e la fidanzata: farcela sarebbe bellissimo ed indelebile».

Gasbarroni è cresciuto nella Juve, non ha mai giocato in prima squadra ed ora si rilancia nel Toro. Ci spiega perché i granata non l’hanno ingaggiata da bambino visti i suoi numeri?

«Io ho iniziato nel Vanchiglia, maglia granata, che era una società affiliata al Toro. C’era una persona, Mario Goffo, che lavorava per il Torino, ma nel 1992 passò alla Juve e qualche mese dopo mi portò alla Sisport, l’anticamera della Juve, e non nel vivaio granata. Il destino ha voluto così».

Quindi ha ritrovato lo stesso campo che calcava da esordiente?

«Sì, 17 anni dopo ho ritrovato il mio primo campo e mi ha fatto un certo effetto».

Un terreno che l’ha tradita, visto che il 16 ottobre si è procurato una distorsione alla caviglia che l’ha frenata sul più bello.
«Stavo benissimo e mi sono dovuto fermare. Però avevo voglia di giocare ed ho recuperato prima. Col Lecce non sarei dovuto entrare, ma lo spirito era quello di dare una mano».

E l’assist per il secondo gol di Bianchi. Sta facendo meglio di Toni nel Palermo dei record?
«Luca aveva iniziato a segnare dopo 8 partite, quindi Rolando è partito alla grande. Speriamo continui così...»

Anche perché solo in sei, Bianchi compreso, hanno fatto gol finora. Non è poco? «Lui è il terminale offensivo e quindi fa bene il suo mestiere. Noi dobbiamo sfruttare al meglio quando ci capitano le altre occasioni».

Lei non segna da 661 giorni, doppietta in Toro-Parma 4-4. Le manca il gol?
«Non è un assillo. E poi io devo fare gli assist».

In cosa deve crescere il Toro?
«In concretezza e concentrazione».

Da indesiderato a giocatore insostituibile. Gasbarroni quante rivincite si sta prendendo?
«Qualche sassolino dalla scarpa ora posso togliermelo. L’anno scorso ho avuto la mia stagione più brutta per l’infortunio patito a Genova che poi mi ha condizionato anche nel Toro. Al Genoa non mi hanno curato bene: rincorrevo la condizione e qui giocavo col contagocce. Ora, però, sono tornato il vero Gas».

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