lunedì 23 novembre 2009

Vasco cade sul palco, Guccini più prudente...


Vasco che cade sul palco a Caserta mi ha fatto tornare alla mente una intervista
di tre anni fa di Francesco. Lui, più prudente, sul palco si dimena meno, addirittura da giovane se ne stava seduto, e soffre per i colleghi "agee" che ancora zompano pericolosamente:
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dal Venerdi 8 settembre 2006 Repubblica - Emilio Marrese
Pavana. Volendo, potrebbe anche guardarsi al telescopio. Non è da tutti.

L'osservatorio astronomico di San Marcello Pistoiese gli ha appena
dedicato un corpo celeste.
"Ma è solo un planetoide, un ammasso" dice FG per sminuire se stesso più
che ricercatori.


Il suo nome era già stato dato ad una farfalla dell'Appennino, la
Parnassius Mnemosyne Guccinii,
e ora è anche una stella, lui che ha passato una vita ad evitare di
esserlo.


Le mele sull'albero della vecchia casa ai margini della Porrettana sono da
raccogliere, l'estate
è finita e il Maestrone, che ha concluso il suo ultimo romanzo con Loriano
Macchiavelli e ora si
dedicherà alla traduzione in pavanese della Mandragola di Niccolò
Machiavelli, è pronto a ripartire.


Con calma.


Il 9 settembre da Montjovet parte il suo lento tour di nove concerti in
cinque mesi.


Brevi fughe dal suo eremo montanaro (scordate via Paolo Fabbri, Bologna:
lasciata da anni) senza Internet,
email cellulare, automobile e ora è fuori uso anche la stampante che
sputava una pagina per volta.


"Sono preistorico".


Sessantasei anni, diciannove dischi e una decina di libri.


Nel 2007 fanno quarant'anni dal suo primo album.


Guccini, ancora in tour per appagare l'anima o pagare le bollette?


"Per divertirmi. Per rivedere i miei soliti musicisti, raccontarci cosa ci
è accaduto.
Poi è bello anche suonare. Lo faccio molto meno di una volta.
Prima non passava giornata che non prendessi la chitarra in mano, ora
giusto nelle occasioni conviviali
e senza fare quasi mai le mie canzoni".


Ma anche questa volta aprirà con Canzone per un'amica?


"E' una canzone facile, serviva a sciogliersi. Poi è diventata una
tradizione, quasi una sigla d'apertura.
Non è che giro per casa cantando "lunga e diritta correva la strada" però
non mi costa fatica proporre
i miei classici. Quelli che mi hanno davvero stufato, come L'Avvelenata,
non li faccio più.


E qualcosa di nuovo da raccontare?


"Farò un pezzo inedito che si chiama, come si chiama? ah sì: "Su in
collina".
E' la tradizione in italiano di una poesia bolognese di Gastone Vandelli,
un epsiodio della guerra partigiana.
Me l'ha fata conoscere Loriano, mi ha commosso e ci ho fatto una canzone".


Non casualmente.


"No. Vogliono paragonare i repubblichini, poveretti anche loro, ai
partigiani.
Ci sono stati episodi barbarici da ambo le parti, ma soprattutto dai
fascisti.
No, non è giusto accomunarli".


La Resistenza tornerà anche nel suo prossimo libro.


"Sì, e non è un caso nemmeno quello. "Tango e gli altri" è un'indagine di
Santovito rivissuta in flash back e ambientata
nel '60. Sarà l'ultima della serie, poi ci dovremo inventare altro".


Le dispiacerebbe se ci facessero una fiction tv?


"No, avevamo avuto anche due o tre offerte poi non se n'è fatto niente.
Macchiavelli s'immagina Santovito con la faccia
di Castellitto, per me è un po' più pesante. Ma non so dargli una voce, un
viso, un accento".


Lei parla molto con il pubblico. Cosa gli dirà, dopo un lungo silenzio?


"Non so, improvviso. Mi basta anche leggere i giornali della mattina.
Mentre presento una canzone, mi vengono in mente le cose.
Poi non me le ricordo più. E' una vecchia abitudine dai tempi dell'Osteria
delle Dame.
Serve anche a scaricare l'adrenalina, come quando facevo gli esami
all'Università: mi sblocco e tiro fuori tutto".


Che musica ascolta?


"Quasi più niente. Ho semre detto che sono più un lettore di un
ascoltatore. Senza leggere sì che non potrei vivere.
Ho visto che è uscito l'ultimo disco di Dylan e dice cose che penso anche
io: a me piaceva il vinile, coi suoi fruscii.
Mi piaceva "metter su" un disco".


Si mettono su anche i cd.


"Ma mi sconcerta. FAtico a capire come funziona. Poi è diventata una
ingiusta questione di quantità: uno paga un sacco
di soldi e si ci trova solo sette pezzi ci rimane male, ne vuole almeno
dieci.
Io faccio ssempre stampare mille copie dei miei album in vinile.
Sono da collezione e per me tengo sempre la copia 0001.
Coi cd è come passare dai vecchi flipper a quelli nuovi con troppe luci:
io sono rimasto a cento lire tre palline.."


A tanti ragazzi piace ancora il vecchio flipper Guccini.


"L'altra sera due ragazzini mi sono venuti a ringraziare per aver scritto
Dio è morto quando loro nemmeno erano nati.
Forse ispiro fiducia perché non sono mai cambiato, né ho fatto cose
strane. O forse è per le canzoni."


Sua figlia Teresa sta facendo una tesi di laurea mettendola a confronto
con Robbie Williams...


"un paragone tra uno che appartiene allo star system e uno che fa lo
stesso mestiere in modo molto più semplice".


Rintanato in montagna.


"A Bologna vado ogni tanto con piacere per due o tre giorni, ma mi sento
spaesato come i montanari di una volta.
Ho vissuti qui i primi anni della mia vita e i montanari come i marinai
tornano da dove sono partiti.
Ho il rifiuto della città in generale. Del cambiamento,
dell'imbarbarimento strisciante.
A trent'anni non te ne accorgi, dopo hai voglia di una vita più calma."


Cosa la fa ancora incazzare?


"Le parole di quelli che, se Dio vuole, ora stanno all'opposizione.
La supponenza, l'alterigia, il lusso, i vulcani finti".


L'ultimo suo disco risale al 2004.


"E di questo passo il prossimo lo faccio fra altri due anni"


Preferisce scrivere libri?


"Mi è sempre venuto più facile scrivere di getto. Ma sono due cose diverse.
La canzone è sintesi. Di idee da cantare ce ne sono, bisogna mettersi lì e
aspettare il momento.
Non mo spavento. Da quarant'anni dopo ogni disco vengo assalito dal dubbio
" e ora cosa dico?".
Poi qualcosa si trova sempre."


Anche vivendo lontano da tutto?


"Non è che la vita cittadina mi desse più ispirazione. Non essendo un
grande viaggiatore ho sempre sostentuto che si
può viaggiare leggendo. Un libro di spunti ne dà tanti."


E' sceso dal suo ritiro per festtegiare in piazza accanto a Prodi.


"E'sicuramente meglio di Berlusconi. Criticare anche un governo "amico" è
doveroso, ma almeno vedo dei tentativi.
Non ho condiviso l'indulto, invece apprezzo la direzione di Bersani.
E in politica estera non siamo più alle pacche sulle spalle dell'amico
George, nessuno va più ai summit a far le corna".


La mia generazione ha perso, cantò Gaber. E lei dissentì.


"Continuo a pensare che c'è andata bene. Ha perso la generazione di mio
padre, che ha fatto due guerre, non la nostra.
Chi sognava tantissimo magari è rimasto fregato. Chi era legato alla
realtà, no.
Qualche sconfitta c'è stata, ma molti di quelli che volevano cambiare
tutto ora stanno con Berlusconi."


S'è dato una scadenza?


"Dissi che a sessant'anni avrei smesso di fumare e poi non ci ho nemmeno
provato.
Quando mi passerà la voglia di andare su un palco, smetterò di cantare.
Per fortuna non ho mai fatto rock. Quando vedo gli Stones ancora lì a
zompare soffro per loro: attenti, vi fate male..".

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