giovedì 31 marzo 2011
Guccini a Modena per il "Bonvi Parken"
Marco Morozzi - Repubblica 31 marzo 2011
Il 31 marzo compie 70 anni. Chissà se di un eroe dei fumetti si dice compirebbe. Come gli eroi dei film volano via e restano sempre. Finché ci sono carta, celluloide, uomini. Il geometra, anzi il geometro, Franco Bonvicini nacque il 31 marzo 1941. E' volato via il 10 dicembre 1995. E' morto, ha lasciato due figli ormai grandi, allievi ormai molto grandi, amici ormai vecchi, fan di tutte le età che continuano a comprare i suoi libri. I vecchi si rivolgono a costosi volumoni nostalgici, i giovani a libretti semieconomici. Le Sturmtruppen continuano a marciare. Con Nick Carter, Cattivik e le meravigliose Cronache del dopobomba, disegni di un mondo che farebbe inorridire Bradbury ed Asimov. Bonvi era un pazzo e un grande. Amava Bologna nonostante tutto e sarebbe bello che Bologna se ne ricordasse. Per il proprio bene, dopo essersi dimenticato dei 70 anni di due grandi amici di Bonvi, Francesco Guccini l'anno scorso e Magnus nel 2009. Con giunte comunali in piedi e saltate, con amministratori e aspiranti sempre ignoranti.
A rimetterci è Bologna, incapace di trattare i suoi poeti. Guccini di parole e musica, vita e insegnamento. Per i 70 anni gli ha fatto gran festa di piazza Modena, da dove se ne era andato ragazzo. Succederà lo stesso con Bonvi, sodale di Guccini fin dai tempi del modenese Grand Italia dove nacque il beat, poi della pubblicità Amarena Fabbri con Salomone pirata pacioccone e infine con Cronache dallo spazio profondo, fumetti di uno, testi dell'altro, eroi di carta tutti e due, prefazione di Antonio Faeti. Anche se nemmeno Modena sa che al suo cittadino rifilano una doppia nascita, una pure a Parma visto che la mamma - che al figliolo assomigliava - pare abbia così accumulato due belliche tessere annonarie per il virgulto.
Roberto Raviola, pazzo (Erasmo docet) come Bonvi, come lui utopista, ultimo compagno di casa, allegria e dolore, morto pochi mesi dopo, è il babbo del noir sexi, Kriminal e Satanik, e del noir sgangherato come Bonvi, Alan Ford, è uno dei pochi italiani al Musée de la bande dessinée a Angoulême, il più importante museo di illustrazioni al mondo. Gli altri artisti sono gente come Crepax, Jacovitti, Rubino, Pratt. Monumenti non di carta all'Italia. Pratt di Bonvi fu testimone di nozze e con lui fece il bagno nel Nettuno. Ha immortalato (si può dire) l'amico ne Una ballata del mare salato, nelle malinconiche fattezze dell'ufficiale della Marina tedesca Slutter. Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini, in arte Bonvi, è anche l'interlocutore di Martin Mystere in un fumetto sulla Bologna esoterica: fa da Virgilio all'indagatore del mistero, da un ristorante che rese famoso, il Tinello sotto le Due Torri. Staino, altro grande, gli fece fare l'ufficiale borbonico modenese in un film strampalato come loro, Cavalli si nasce. E Francesco Guccini scrisse Lettera tornando dalla Certosa dove aveva appena sepolto Bonvi.
Già da questo c'è forse abbastanza per celebrare il geometro Bonvicini, bolognese per più di un quarto di secolo, casa in via Rizzoli dove ospitava un Vasco Rossi sconosciuto e piuttosto perso, con cui condivideva censurabili colazioni al Roxi Bar, immortalato dal cantante di Zocca che nella miglior tradizione del clan confuse Steve McQueen con James Dean, vite spericolare comunque. Vicolo Bonvi dice una targhetta messa dagli amici nella laterale che porta al palazzo anni Cinquanta. Il nome è la firma dell'ex inquilino.
Bonvi lo seppellirono sotto un albero, in un posto dolcissimo della Certosa. Per fato accanto a Luca Savonuzzi, capo di Repubblica, morto ancora più giovane. Bonvi, come tutti quelli che contano, vive nei rimandi. "Quello che cerchiamo è una cornice di senso. Per questo a ricordare Bonvi chiamiamo i nostri illustratori di adesso, da Silver a Bonfatti, a Bufagni" dice Roberto Alperoli, assessore alla cultura di Modena. Con Beppe Cottafavii, editor fin dai tempi di Comix, sta organizzando una grande festa per l'inizio estate. Al concittadino strambo sarà dedicato un parco, il Bonvi Parken, già Amendola Nord (l'antifascista rimane a Sud), collina, lago, tanti alberi, bella zona vicina al centro. Un museo all'aperto, con opere bonviane e di altri modenesi. Poi grande festa di piazza con Guccini, Massimo Valerio Manfredi, Red Ronnie, i superstiti del film che Salvatore Samperi, altro addio, girò sulle Sturtruppen, Cochi, Renato, Boldi, Teocoli. Bonvi da allora ha venduto milioni di libri, in oltre venti paesi. Ha fatto Gulp Fumett in tv, è stato eletto consigliere comunale Pci nell'85 con lo slogan "La Fantasia al potere". Pesce fuor d'acqua, che però fece approvare il primo progetto di moschea e si batté per molte, anche sconclusionate libertà. Se ne andò due anni dopo, dopo una seduta di 14 ore, con una storica battuta "Troppi imbecilli. Me ne vado". Uscì dall'aula cantarellando "L'estate sta finendo, e il Bonvi se ne va". Però poi bussò alla porta di un amico e chiese: "Aiutami a scrivere una lettera a Imbeni. A lui voglio bene e devo spiegare". Qualche elezione dopo disse pubblicamente che avrebbe votato per Stefano Morselli, missino senza grandi santi, "il mio avversario di fiducia". E' stato ucciso da una macchina mentre portava a una televendita da Red Ronnie disegni per raccogliere soldi per aiutare Magnus, malato di cancro. Avevano affittato una locanda a Castel del Rio, correvano per i corridoi su due immensi tricicli come in Shining. Con la stessa risata da fine annunciata.
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