domenica 4 dicembre 2011
sabato 3 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Disco pronto, come i meloni a marzo!

GUCCINI, è pronto per l’ultimo concerto?
«Scusi?».
Sabato a Bologna, è stato annunciato da tempo.
«Che palle, ’sta storia del ritiro».
Allora non è vero?
«Mi fermo solo per un po’».
Hanno detto il contrario.
«Perché annunciare che Guccini smette fa notizia».
Sospende solo i concerti?
«Sì. Cosa crede, è una fatica stare due ore e mezzo su un palco. Alla mia età».
Ne fa una questione di età?
«Soprattutto. In miniera si fa molto più fatica ma si smette anche molto prima».
La abbiamo vista di recente a Mantova e sembrava in forma.
«Ma poi la stanchezza si sente. Dovrei essere in pensione da tempo. Si parla di andare in pensione a 67 anni, ne ho 71, dunque i conti sono presto fatti».
In effetti Ivano Fossati si è fermato prima.
«Ciascuno ha il diritto di scegliere di riposarsi».
Flaco il suo chitarrista resterà disoccupato.
«Penso anche agli altri. Flaco dice sempre che faccio pochi concerti. Mi dispiace».
Il nuovo disco è pronto? L’ultimo, “Ritratti”, è del 2004.
«Ho da parte le solite tre, quattro canzoni».
Quindi?
«È pronto come i meloni a marzo. Li mangia i meloni a marzo?».
Di solito no.
«Appunto».
Ma ora ci lavorerà?
«Certo proverò a scrivere qualche canzone. Non ho mai detto che starò a guardare fuori dalla finestra senza fare nulla.
“Fantoni Cesira” e “Il bello” sono del ’73 ma parlano di sesso per interesse. Le recupererà?
«Non mi sembra il caso. Funzionavano quando le ho scritte. Altre, per tutte “Il frate”, hanno una certa età ma le ho recuperate e sabato nel presunto ultimo concerto le farò».
Alfano, che non è proprio dalla sua parte politica, ha detto che è il suo cantautore preferito.
«Magari ha cambiato idea. Comunque mi auguro che chi mi ascolta lo faccia oltre alla fede politica».
E i ventenni ai suoi concerti?
«Ho una moralità ufficiale. Non ho mai trasgredito».
E i pugni alzati quando canta “La locomotiva”?
«Lì è un’altra storia. Quando si è in gruppo ci si lascia trascinare dall’entusiasmo. Vedo gente di destra che a quel punto alza il pugno».
Ha letto di Lucio Magri?
«Un gesto coraggioso. Non lo giudico dal punto di vista morale. Forse non gli interessava più nulla. O era vittima di una forte depressione».
Che sta facendo ora?
«Sono da poco rientrato a Pavana e mi si è fulminata una lampadina. Sto aspettando l’elettricista».
Vede gli amici montanari?
«Sì, a piccoli gruppi. La via Porrettana è lunga, ci sono tanti posti. Ma ho perso il rito delle carte».
Si è sposato ed è in clausura?
«Avevo già smesso prima. Comunque, mi piace osservare la commedia umana del gioco delle carte».
Era bravo?
«Sì, sapevo giocare. A riprendere oggi però mi sentirei un novellino di fronte a gente che non ha mai smesso da quarant’anni».
Si rimette davvero a scrivere?
«Certo, butterò giù parole sotto forma di canzone o prosa. Come le ho detto non farò il nullafacente».
Il prossimo progetto?
«Tra gennaio e febbraio uscirà un libro su oggetti che non ci sono più o non si usano più. Ci sto lavorando ma anche Internet oggi fa le bizze».
Giornata dura senza lampadine e con Internet claudicante.
«Ma è un autunno bellissimo, con colori meravigliosi e una temperatura che si sopporta bene anche a Pavana, sull’Appennino pistoiese».
In “Blackout” parla della corrente elettrica che riporta la vita di una casa in tempi remoti.
«La storia è più tragica. La corrente spariva davvero per ore. Bisogna arrangiarsi: senza frigo né tv, soprattutto senza riscaldamento».
Ha detto che il tempo è mite.
«Ma resta una mitezza da montagna. Non si fidi troppo».
Dunque sabato se ne torna a Bologna per l’ultimo concerto.
«Ancora? Lo scriva una volta per tutte: non mi ritiro, mi fermo un po’. Chiedo solo tranquillità».
fabrizio.basso@gmail.com per Il Secolo XIX
NELLA FOTO: GUCCINI A PAVANA TENTA DI SOSTITUIRE LA LAMPADINA BRUCIATA
giovedì 17 novembre 2011
Basta concerti, forse...
Dopo Fossati, lascia anche Guccini? "Sono stanco, basta concerti"
di MICHELE BUGLIARI per Repubblica
Fossati da poco ha annunciato di avere deciso di abbandonare l'attività discografica e i concerti. Ora arriva l'annuncio di Francesco Guccini che ha dichiarato di essere stanco dell'attività dal vivo, visti i suoi 70 anni e che molto probabilmente i suoi prossimi due concerti saranno anche gli ultimi.
Gli appassionati dei live del grande cantautore modenese, quindi, faranno bene a segnarsi queste due date: il 26 novembre, a Jesolo (Venezia) e il 3 dicembre, a Bologna, perché potrebbero essere le ultime. Gli anni passano e i grandi della canzone d'autore invecchiano, per tanto è anche naturale che arrivi la scelta di interrompere le attività concertistiche. "Mi esibirò a Jesolo e a Bologna - dice Guccini - e poi probabilmente chiuderò con i concerti". Insomma il padre de "La locomotiva" ci sta pensando seriamente ma la decisione non è ancora stata presa in modo definitivo.
Abbandonerà definitivamente il palcoscenico? "Forse, è probabile... Ma non ancora del tutto sicuro. Sono un po' stanco di fare concerti ma nel contempo mi piace ancora moltissimo. Il pubblico è sempre numerosissimo ed eccezionale. E' solo che faccio sempre più fatica. Forse ne farò qualcuno in meno di concerto. Forse farò un disco e lo presenterò con qualche esibizione. L'età suggerisce prima o poi di smettere. Non posso continuare sino alla fine. Diciamo che è una decisione in bilico".
Il padre della canzone d'autore però sostiene che anche se dovesse mettere la parola fine alla sua attività live non per questo smetterà di fare dischi. Ed è dal 2004 che i fans attendono un nuovo album, nonostante due canzoni inedite presentate negli ultimi tour. "Ora siamo a quota cinque canzoni nuove - afferma l'autore di Il vecchio e il bambino - e all'inizio dell'anno prossimo spero di poter entrare in studio per il nuovo disco".
Gli appassionati di Guccini è da anni che sperano invano di sentirlo cantare dal vivo L'avvelenata ma il miracolo non si compirà nemmeno nei due prossimi e forse ultimi concerti. "No, L'avvelenata - dichiara il cantautore - non è in scaletta. Abbiamo messo insieme una lista di brani con pezzi che non facevo più da tempo e poi con i classici. Ci sarà Lettera, Canzone per un'amica, La locomotiva, ma anche Canzone dei 12 mesi e Canzone per Piero".
(17 novembre 2011)
di MICHELE BUGLIARI per Repubblica
Fossati da poco ha annunciato di avere deciso di abbandonare l'attività discografica e i concerti. Ora arriva l'annuncio di Francesco Guccini che ha dichiarato di essere stanco dell'attività dal vivo, visti i suoi 70 anni e che molto probabilmente i suoi prossimi due concerti saranno anche gli ultimi.
Gli appassionati dei live del grande cantautore modenese, quindi, faranno bene a segnarsi queste due date: il 26 novembre, a Jesolo (Venezia) e il 3 dicembre, a Bologna, perché potrebbero essere le ultime. Gli anni passano e i grandi della canzone d'autore invecchiano, per tanto è anche naturale che arrivi la scelta di interrompere le attività concertistiche. "Mi esibirò a Jesolo e a Bologna - dice Guccini - e poi probabilmente chiuderò con i concerti". Insomma il padre de "La locomotiva" ci sta pensando seriamente ma la decisione non è ancora stata presa in modo definitivo.
Abbandonerà definitivamente il palcoscenico? "Forse, è probabile... Ma non ancora del tutto sicuro. Sono un po' stanco di fare concerti ma nel contempo mi piace ancora moltissimo. Il pubblico è sempre numerosissimo ed eccezionale. E' solo che faccio sempre più fatica. Forse ne farò qualcuno in meno di concerto. Forse farò un disco e lo presenterò con qualche esibizione. L'età suggerisce prima o poi di smettere. Non posso continuare sino alla fine. Diciamo che è una decisione in bilico".
Il padre della canzone d'autore però sostiene che anche se dovesse mettere la parola fine alla sua attività live non per questo smetterà di fare dischi. Ed è dal 2004 che i fans attendono un nuovo album, nonostante due canzoni inedite presentate negli ultimi tour. "Ora siamo a quota cinque canzoni nuove - afferma l'autore di Il vecchio e il bambino - e all'inizio dell'anno prossimo spero di poter entrare in studio per il nuovo disco".
Gli appassionati di Guccini è da anni che sperano invano di sentirlo cantare dal vivo L'avvelenata ma il miracolo non si compirà nemmeno nei due prossimi e forse ultimi concerti. "No, L'avvelenata - dichiara il cantautore - non è in scaletta. Abbiamo messo insieme una lista di brani con pezzi che non facevo più da tempo e poi con i classici. Ci sarà Lettera, Canzone per un'amica, La locomotiva, ma anche Canzone dei 12 mesi e Canzone per Piero".
(17 novembre 2011)
lunedì 7 novembre 2011
In uscita a gennaio il nuovo libro di Guccini.
Intervista di Mario Chiodetti
Il signor Francesco Guccini, di anni 71, potrebbe essere un tranquillo professore in pensione, assorbito dalle sue letture e dalla scrittura di qualche saggio su autori dimenticati, lo studio luminoso con il camino, i colori dell'autunno che riempiono le finestra di una luce dorata e malinconica.
A Pàvana sull'Appennino, niente è più lontano del manifesto, ormai epocale, in cui il Francesco cantautore, barba e baffi alla Che Guevara, compare da circa quarant'anni sui muri di mezza Italia, ad annunciare la tournée prossima ventura.
La «chitarra ed il fiasco», gli inseparabili musicisti, "Flaco" Biondini, Ellade Bandini e Vince Tempera, la "erre" ronzante che a volte sparisce nel canto, sono tutti amuleti di cui i fan vanno fieri, perché sembrano eterni e invincibili.
Francesco è di nuovo al mulino dei suoi vecchi, un rifugio da eremiti, scosso soltanto in estate dalle voci di qualche «becca aria», cittadini affamati di una natura che non conoscono, vista tutt'al più in televisione o nelle riviste patinate. Con i primi freddi se ne vanno anche quelli, e Pàvana ritorna un punto indefinito sull'Appennino, lontanissimo dai palasport, da luci e amplificatori, sciarpe agitate e qualche pugno chiuso.
Però... però Guccini proprio allora scende dalla montagna e ritorna nelle città, per un tour che probabilmente sarà l'ultimo o forse no, a cercare il contatto con il suo pubblico, quelli della sua età che lo ascoltavano da giovani e i giovani che ancora lo ascoltano in mp3, tra una fermata e l'altra della metropolitana.
Varese è l'unica data lombarda di questo giro di concerti, Francesco ci tiene perché sa che qui lo amano in tanti, anche quando ci butta in faccia i nostri difetti di provinciali pasciuti e un po' superficiali, più attenti alle vetrine che ai vetri rotti dei contestatori.
Guccini chissà dov'è, al telefono non risponde, quelli di Lunatik lo cercano perché l'appuntamento per l'intervista era mezz'ora prima, ma alla fine eccolo all'altro capo del filo, sornione.
Francesco, ma lì da voi c'è la luce? Qualche osteria, ritrovi dove far tardi?
Le osterie e i tarocchi li ho lasciati a Bologna, dove peraltro vado ogni tanto, quando devo parlare con il mio amico e coautore, Loriano Macchiavelli. Qui comunque ho diversi amici, ci si vede da me, si beve si parla.
Come passa le sue giornate a Pàvana?
Leggo, anzi rileggo molto. Cose assorbite da ragazzo che oggi riaffiorano, così sento il bisogno di riprenderle. Kipling, per esempio, mi sono riletto i suoi racconti e due romanzi. Poi scelgo libri di linguistica e storia locale, perfino gialli, quelli degli autori di moda, gli svedesi e i norvegesi, ma anche classici, come Nero Wolfe ed Ellery Queen.
Come è andato «Malastagione», scritto con Macchiavelli?
Molto bene, tanto che in Germania ne hanno acquistato i diritti. Con Loriano abbiamo in mente un altro romanzo sempre ambientato sull'Appennino, stavolta è una storia vera, capitata alla Guardia Forestale. Ma sarà cosa futura, ora abbiamo in lavorazione ognuno un proprio libro.
Il suo qual è?
«Un saggio sugli oggetti che non ci sono più, il telefono a muro, per esempio, che una volta era nero e appeso di fianco alla porta d'ingresso. Uscirà a gennaio per Mondadori, sono riflessioni su cose che magari ritenevamo importantissime con gli occhi dell'infanzia, che tutto ingrandiscono.
(Leggi l'intervista completa sull'edizione cartacea de "La Provincia" di Como in edicola il 7 novembre)
Il signor Francesco Guccini, di anni 71, potrebbe essere un tranquillo professore in pensione, assorbito dalle sue letture e dalla scrittura di qualche saggio su autori dimenticati, lo studio luminoso con il camino, i colori dell'autunno che riempiono le finestra di una luce dorata e malinconica.
A Pàvana sull'Appennino, niente è più lontano del manifesto, ormai epocale, in cui il Francesco cantautore, barba e baffi alla Che Guevara, compare da circa quarant'anni sui muri di mezza Italia, ad annunciare la tournée prossima ventura.
La «chitarra ed il fiasco», gli inseparabili musicisti, "Flaco" Biondini, Ellade Bandini e Vince Tempera, la "erre" ronzante che a volte sparisce nel canto, sono tutti amuleti di cui i fan vanno fieri, perché sembrano eterni e invincibili.
Francesco è di nuovo al mulino dei suoi vecchi, un rifugio da eremiti, scosso soltanto in estate dalle voci di qualche «becca aria», cittadini affamati di una natura che non conoscono, vista tutt'al più in televisione o nelle riviste patinate. Con i primi freddi se ne vanno anche quelli, e Pàvana ritorna un punto indefinito sull'Appennino, lontanissimo dai palasport, da luci e amplificatori, sciarpe agitate e qualche pugno chiuso.
Però... però Guccini proprio allora scende dalla montagna e ritorna nelle città, per un tour che probabilmente sarà l'ultimo o forse no, a cercare il contatto con il suo pubblico, quelli della sua età che lo ascoltavano da giovani e i giovani che ancora lo ascoltano in mp3, tra una fermata e l'altra della metropolitana.
Varese è l'unica data lombarda di questo giro di concerti, Francesco ci tiene perché sa che qui lo amano in tanti, anche quando ci butta in faccia i nostri difetti di provinciali pasciuti e un po' superficiali, più attenti alle vetrine che ai vetri rotti dei contestatori.
Guccini chissà dov'è, al telefono non risponde, quelli di Lunatik lo cercano perché l'appuntamento per l'intervista era mezz'ora prima, ma alla fine eccolo all'altro capo del filo, sornione.
Francesco, ma lì da voi c'è la luce? Qualche osteria, ritrovi dove far tardi?
Le osterie e i tarocchi li ho lasciati a Bologna, dove peraltro vado ogni tanto, quando devo parlare con il mio amico e coautore, Loriano Macchiavelli. Qui comunque ho diversi amici, ci si vede da me, si beve si parla.
Come passa le sue giornate a Pàvana?
Leggo, anzi rileggo molto. Cose assorbite da ragazzo che oggi riaffiorano, così sento il bisogno di riprenderle. Kipling, per esempio, mi sono riletto i suoi racconti e due romanzi. Poi scelgo libri di linguistica e storia locale, perfino gialli, quelli degli autori di moda, gli svedesi e i norvegesi, ma anche classici, come Nero Wolfe ed Ellery Queen.
Come è andato «Malastagione», scritto con Macchiavelli?
Molto bene, tanto che in Germania ne hanno acquistato i diritti. Con Loriano abbiamo in mente un altro romanzo sempre ambientato sull'Appennino, stavolta è una storia vera, capitata alla Guardia Forestale. Ma sarà cosa futura, ora abbiamo in lavorazione ognuno un proprio libro.
Il suo qual è?
«Un saggio sugli oggetti che non ci sono più, il telefono a muro, per esempio, che una volta era nero e appeso di fianco alla porta d'ingresso. Uscirà a gennaio per Mondadori, sono riflessioni su cose che magari ritenevamo importantissime con gli occhi dell'infanzia, che tutto ingrandiscono.
(Leggi l'intervista completa sull'edizione cartacea de "La Provincia" di Como in edicola il 7 novembre)
mercoledì 2 novembre 2011
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