giovedì 16 giugno 2011

Keaton, il batterista di Claudio Lolli

14 giugno 2011 IlPaeseNuovo.it intervista Guccini:

Lecce - Francesco Guccini ci accoglie al termine del concerto di Piazza Palio a Lecce con il candore del cantautore alle prime armi. E’ un po’ stanco ma felice. Il concerto è andato bene e lui né è visibilmente soddisfatto. A Lecce aveva fatto il militare nel 1962, ma di quella esperienza non conserva un ricordo bellissimo.

“Lecce me la sono goduta dopo, e anche stasera”, dice. Ha un po’ fretta e lo capiamo benissimo. Ci regala dieci minuti in cui parliamo di tutto, dalla politica ai nuovi cantautori rap, da via Paolo Fabbri al nuovo album. “Per adesso ho scritto tre nuovi brani. Il nuovo album uscirà quando avrò composto anche le altre canzoni”.

Francesco Guccini classe 1940. Come ci si sente dall’alto della sua esperienza?

“Sono un semplice raccontatore di storie. Sono uno scrittore, ecco. Non sono un musicista, poeta nemmeno. Sono soltanto un narratore di storie, sia sotto forma di canzoni che di pagine scritte e quindi in prosa”.

Il concerto leccese è stato senza dubbio una serata indimenticabile per molti suoi fans. Con quali aspettative ha affrontato il live?

“Speravo che ci fosse molta gente e alla fine è andata molto bene. La serata precedente ai referendum non potevo far altro che consigliare di andare a votare”.

E’ ritornato in Salento dopo tanti anni. Nel 1962, inoltre, ha fatto due mesi e mezzo di militare a Lecce. Che ricordi ha di quella esperienza?

“L’esperienza da militare non è mai simpatica, soprattutto i primi mesi. Ricordo un gran caldo. Lecce me la sono goduta dopo, quando sono ritornato senza vincoli militari. Nel 1962 non ci facevano andare in giro a lungo”.

Secondo lei il Salento è una terra che sa guardare lontano?

“Questo non lo so. Posso dire senza dubbio che è una terra molto bella e mi auguro che sappia guardare lontano e sfruttare le diverse occasioni di sviluppo e di crescita alla sua portata”.

Ha composto versi che hanno fatto riflettere diverse generazioni. E’ una fortuna o una responsabilità?

“Innanzitutto è una fortuna, anche perché non so quale tipo di responsabilità potrei avere. Se fossi stato un cattivo maestro forse avrei qualche responsabilità, ma non credo di esserlo stato”.

Ai suoi concerti assiste un pubblico sempre molto attento e forse anche esigente. E la stessa cosa vale per il live di Lecce

“Mi auguro che rimanga a lungo questo rapporto di sano affetto con il mio pubblico. La cosa più importante che ci lega è sicuramente l’empatia. Spero che questa empatia non finisca mai”.

Se le chiedessi di darmi una definizione di concetti come l’identità e lo spirito di appartenenza, cosa mi risponderebbe?

“Oddio che domanda difficile! L’identità ce l’ho sicuramente. Sono nato un certo anno, in un certo posto e ho degli antenati con determinate caratteristiche. Poi ho vissuto la vita in un certo modo e ho quegli amici lì. Intendo lo spirito di appartenenza con queste precise sfumature”.

Scriverebbe ora un album di protesta sociale?

“Non credo di aver mai scritto un intero album di protesta sociale. Ho fatto canzoni che parlano di me e del mondo che vivo, e quindi inevitabilmente ci sono dentro caratterizzazioni sociali”.

Negli anni ci ha regalato varie incursioni nel mondo del cinema. Che rapporto ha con la settima arte?

“E’ un rapporto di puro gioco, piccole cose fatte per gioco. E’ tutto divertimento. Non ho la volontà di fare l’attore o di essere definito un attore”.

Ha una parte in Radiofreccia (il gestore del Bar Mario), avete scritto a quattro mano il brano “Ho ancora la forza” e Ligabue nell’ultimo Arrivederci mostro! Ha fatto il sequel de L’avvelenata. Che rapporto c’è tra voi due?

“Con Luciano siamo grandi amici. Ogni tanto ci vediamo, stiamo assieme e andiamo a mangiare. Ligabue è un’ottima persona”.

In politica da chi si sente rappresentato?

“Sono di sinistra e alcuni leader della sinistra italiani mi piacciono. Una volta mi piaceva Prodi, ma non fa più politica attiva. Ora mi piace Vendola soprattutto per quello che sta facendo in Puglia”.

Quale genere musicale le piace ascoltare?

“Non ascolto tanta musica. Preferisco leggere e leggo davvero di tutto. Sinceramente, però, preferisco la lettura che si può fare comodamente a letto”.

Chi apprezza tra i giovani cantautori del panorama musicale italiano?

“Sono convinto che in questo momento siano gli artisti che fanno rap ad avere qualcosa da dire. Gente come Fabri Fibra, Caparezza”.

Ha comprato i loro ultimi album?

“No. Li ascolto in macchina quando capita. Non faccio più come una volta che compravo il disco, arrivavo a casa e lo mettevo su”.

A quando un nuovo album?

“Questa è una bella domanda. Sicuramente quando avrò le canzoni giuste per farlo. Per adesso ne ho tre”.

Per chi ha scritto la canzone “La canzone della triste rinuncia” contenuta nell’album “Syanze di vita quotidiana” del 1974?

“Per me, principalmente”.

Il protagonista del brano “Keaton”, contenuto nell’album “Signora Bovary” del 1987 è realmente esistito o è una sua invenzione?

“E’ realmente esistito. E’ stato il batterista di Claudio Lolli”.

E per concludere, Guccini com’è la vita a via Paolo Fabbri?

“La casa a Bologna ce l’ho ancora e a via Paolo Fabbri alcune volte ci capito, ma ormai sono dieci anni che abito a Pavana nel paese dei miei nonni. Adesso ti potrei descrivere la mia vita sull’Appennino tosco emiliano. Mi sveglio di buon ora la mattina e vedo i boschi intorno a me. E, credimi, è molto bello”.

(Lucio Lussi)

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