lunedì 28 dicembre 2015

Guccini: tra baritonetto e tenorino


Intervista di Antonio D'Orrico per Sette, supplemento del Corriere della Sera (4.12.2015): 
Tecnicamente che tipo di voce è la sua? 
«Sono tra baritonetto e tenorino.  Certo non sono un tenore completo alla Luciano Pavarotti. Vicino a casa dei miei, a Modena, c’era il forno del padre di Pavarotti. Ci compravamo le lasagne, il lievito di birra. Pavarotti era alle Magistrali con me, io in prima e lui in quarta, ripetente. Un ragazzone, ma allora lo conoscevo poco. Ci siamo conosciuti in seguito. Parlavamo in dialetto. Una volta andai a un suo recital e, alla fine, lui mi vide e disse: “Hai sentito come si canta?”. E io gli risposi: “Canta tu La locomotiva che voglio vedere cosa ne viene fuori”. A ciascuno la sua musica».

martedì 22 dicembre 2015

Ghiaccio bollente

Da RAI 5

GHIACCIO BOLLENTE MAGAZINE del 12/12/2015

L'INTERVISTA A CURA DI CARLO MASSARINI A PAVANA


Stagnadone



Un nuovo gatto si è aggiunto alla corte di Guccini: il rosso "Stagnadone", oltre a quelli delle canzoni:
(cito da dassler1964 )
CANZONE DELLE SITUAZIONI DIFFERENTI:
Se a volte urlo la rabbia,
poi dimentico e mi perdo
nei mondi dentro agli occhi dei miei gatti.

GIORNO D'ESTATE:
(Un gatto pigro che si stira sul muro,
sola cosa che vive, brilla al sole d'estate
si alza nell'aria come un suono d'incenso,
si alza nell'aria come un suono d'incenso,
l'odore di tiglio delle strade alberate.)

LETTERA:All'una in punto si sente il suono
acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono
per l'indifferenza scostante dei gatti;

IL PENSIONATO:
"Buon giorno, professore.
Come sta la sua signora?
e i gatti, e questo tempo
che non si rimette ancora...

Mi dice cento volte
fra la rete dei giardini
di una sua gatta morta,
di una lite coi vicini
e mi racconta piano,
col suo tono un po' sommesso
di quando lui e Bologna
eran più giovani di adesso.

L'UBRIACO:I rumori della strada
filtran piano alle pareti,
dorme il gatto sulla panca
e lo sporco appanna i vetri.

VIA PAOLO FABBRI 43:

(Se fossi più gatto, se fossi
un po' più vagabondo
vedrei in questo sole, vedrei
dentro l'alba e nel mondo
ma c'è da sporcarsi il vestito
e c'è da sgualcire il gilè
che mamma mi trovi pulito qui
all'alba in via Fabbri 43).

[...]

(Se tutto mi uscisse, se aprissi
del tutto i cancelli
farei con parole ghirlande
da ornarti i capelli
ma madri e morali mi chiudono
ritorno a giocare da me
do un party, con gatti e poeti,
qui all'alba in via Fabbri 43).

ACQUE:
...colpendo implacabile il tetto
di lunghi vagoni,
creando annoiato interesse
negli occhi di un gatto,
coprendo col proprio scrosciare
lo spacco dei tuoni
che restano appesi un momento
nel cielo distratto...


BALLANDO CON UNA SCONOSCIUTA:Con gesti da gatto
infilava sui tetti le antenne,
in alto d'estate
sui grattacieli della periferia
come un angelo libero,
in bilico sulla città...

mercoledì 16 dicembre 2015

Cena a sorpresa con Guccini


LUCCA. Proprio non se lo aspettavano gli ospiti che domenica sera erano al ristorante Mecenate di trovarsi a cena con Francesco Guccini. Solo pochissimi, i più intimi, sapevano della presenza dell’artista, mentre per gli altri è stata una vera sorpresa. Noi eravamo tra i privilegiati ed abbiamo quindi potuto stringergli la mano prima che entrasse nel locale dell’amico Stefano De Ranieri, dove è arrivato insieme alla moglie Raffaella e a un gruppo di amici toscani, tra cui Francesca Mozer, compagna del cantante Zucchero. Una serata all’insegna della discrezione, perché così ha voluto l’autore di brani intramontabili come “Dio è morto”, “La locomotiva” e “Auschwitz”.. I circa 90 commensali erano stati invitati per l’esibizione dell’attrice Elisabetta Salvadori - direttore artistico del teatro di Seravezza e ultima compagna del compianto collega Carlo Monni - che avrebbe letto una sintesi del racconto “La Cena - storie d’inverno”, forse il testo più noto di Guccini, pubblicato da Mondadori nel 2005 e riconosciuto come uno dei migliori del Novecento. E invece si sono trovati a tavola con l’autore che per tutta la serata è rimasto seduto al proprio posto. Guccini, infatti, voleva solo trascorrere una serata con gli amici di sempre. In incognito e lontano dai riflettori, dai fotografi e dai fan. E ha scelto il locale di Stefano, da sempre suo accanito ammiratore che ha fatto carte false per seguirlo nei concerti in giro per l’Italia, prima di averlo spesso ospite nella vecchia sede del ristorante, a Gattaiola. E che ha riproposto il menù esatto descritto nel testo recitato.
È arrivato puntuale alle 19 in jeans, maglione verde, cappello e giubbotto spartano e con l’immancabile sigaretta tra le dita. «Stasera qui mi sento a casa» ha detto mentre prendeva posto a tavola, forse ricordando con un pizzico di nostalgia le tavolate con amici e colleghi al termine dei concerti. Solo ricordi, perché da tempo Francesco Guccini ha deciso di abbandonare il palcoscenico e dedicarsi alla scrittura. Il suo ultimo libro “Un matrimonio, un funerale, per non parlare del gatto” sta riscuotendo un grande successo e tra poco uscirà un altro giallo, scritto a quattro mani con l’amico Loriano Macchiavelli. La musica fa ormai parte del passato.
Quel passato che lo ha visto protagonista anche a Lucca dove si esibì per la prima volta agli inizi degli anni Settanta al cinema Europa di San Vito. E successivamente in due grandi concerti allo stadio, fino a quello al Summer Festival di quattro anni fa, uno degli ultimi prima dell’addio alle scene. Un pezzo di cuore batte dunque per la nostra città che Guccini frequentò spesso da ragazzo e dove conserva tuttora amicizie come quella con la famiglia del cantante Marco Panattoni che domenica ha intonato davanti al pubblico del Mecenate “Bisanzio” e “Stelle”.
Apprezzata da Guccini che poco prima aveva applaudito l’esibizione di Elisabetta Salvadori, per la prima volta proposta nel dialetto di Pàvana, cittadina sull’Appennino Tosco-Emiliano, da anni residenza del cantautore che comunque ha promesso di tornare presto a Lucca.
Rossella Lucchesi - Il Tirreno