BOLOGNA, 2 MAR. – È proprio vero , un talento si ammira in tutte le sue sfaccettature , anche quando non è all’opera , quell’opera per cui noi comunemente lo riconosciamo come talento .
Francesco Guccini si racconta ad una platea che ha superato le aspettative della libreria Ambasciatori , tanto che i circa 200 funs e curiosi si sono sistemati in qualunque parte della libreria , anche sul palco stesso , come nello stile dell’autore atteso , creando un ambiente caldo ed informale.
Il cantautore presenta un’autobiografia “a quattro mani” così come è stata definita da Bertoni ( il quale ha collaborato allo scritto) , un libro che ripercorre gli episodi della sua vita , ma come tiene a precisare Guccini , non contiene gossip particolari .
“Non so che viso avesse” è il titolo del libro (Mondadori , 228 pagine ) , frase che rievoca l’incipit della celebre “La locomotiva” , canzone con cui Guccini ancora oggi conclude tutti i suoi concerti.
Ripensa insieme all’amico Bertoni , che gli fa da spalla , agli anni degli esordi con particolari aneddoti , ricorda i primi concerti , gli amici passati e il suo primo contratto : “ mio padre mi disse , centomila lire oggi , e poi domani?” , si presenta così , come un ragazzo semplice della vecchia Modena che fa successo per amore per la musica e , rivela oggi , anche per storie di donne intrecciate con la sua giovinezza.
Tra una botta e risposta l’incontro si conclude con le domande di rito da parte del pubblico il quale , ironizzando con lui , solleva il problema politico , ed alla domanda “ perché gli Italiani hanno la memoria corta ?” lui risponde “ Gli Italiani non hanno memoria completamente se guardiamo a chi votano !”
Laura Pergolizzi
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