lunedì 29 marzo 2010

Una remota "pavanata"


"Guccini è andato a trovarlo, vent’anni prima, come si va a trovare un santo, un eremita, un maestro. Ha preso un treno, che saliva per l’Appennino, tra castagni e paesaggi che non immaginava potessero esistere. Poi tre chilometri a piedi, lungo una strada di curve, di camion e manifesti con l’orchestra di liscio. Ma come, non c’è lui, Guccini, sui muri di questo paesino? Ma no, che vuoi che sappiano, qui. Aveva chiesto al bar del paese. Aveva bussato alla porta, e Francesco aveva aperto. Era pomeriggio, lui stava mangiando.

Pane, olio e sale.

Per mesi, anche Luca mangiò pane, olio e sale, pensando che la ricetta avesse qualità miracolose.

Una volta – una delle volte che sono ritornato da te – mi hai anche fatto prendere la tua chitarra, ricorda Luca. Mi hai insegnato il giro di blues, sulla tua Martin che suonava limpida, perfetta. E il giro di blues me lo ricordo ancora. Quel pomeriggio mi raccontasti della canzone che stavi componendo. Raccontava di una ragazza in un autogrill, ma non ti veniva ancora un verso. Un verso maledetto, che non usciva giusto, non veniva la rima, non veniva il tempo. Un mese dopo, orgoglioso, me la suonasti con quel verso, l’avevi trovato, levigato, perfetto. E io pensai: ci si può mettere anche un mese, per un verso da levigare. Pensai che cercare di fare le cose bene è una forma di preghiera."



Da "Amore a ore", di Giovanni Bogani - Edimond editore.

1 commento:

  1. bello! :) :)
    Beh, volevo dire, grazie di aver messo un pezzettino mio!

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