sabato 20 marzo 2010
Oggi a Bologna il funerale di Renzo Fantini
dal CArlino
2010-03-20
di CLAUDIO CUMANI
ERA L’UOMO che sognava un mondo migliore attraverso la musica. Adesso che un tumore lo ha strappato per sempre alla sua vita dischi e di concerti, Renzo Fantini lascia di sé un’immagine che va ben oltre a quella del manager abile e capace. Era, Renzo, soprattutto un organizzatore pervaso da una passione autentica per il mondo della canzone e segnato da una dichiarata onestà intellettuale. Perché gli artisti di cui era da tempo immemorabile agente (Paolo Conte e Francesco Guccini, ma anche per alcuni periodi Claudio Lolli, Vinicio Capossela e l’Assemblea Musicale Teatrale) sono stati sempre per lui fraterni compagni di viaggio da affiancare con discrezione, magari da pungolare ma mai da sovrastare.
ABITO BLU, andatura dinoccolata, chioma imbiancata, lo si vedeva spesso attorno al palco dei suoi cantautori. Anche se era nell’ufficio della sua agenzia ‘Concerto’ di via Massarenti che passava, fra targhe e dischi, larga parte del suo tempo, scendendo magari nella tavernetta a lanciare da solo la pallina in una roulette-giocattolo per scaricare lo stress. Era lui l’artefice del successo internazionale di Paolo Conte, divenuto quasi più popolare in Europa che in Italia. E da quelle tournée sfiancanti tornava radioso raccontando di quando per strada ad Amsterdam un gruppo di ragazze avevano fermato l’Avvocato per un autografo. Era lui che accompagnava, una volta la settimana come il Maestrone voleva (meglio il venerdì), Francesco Guccini negli stipati palasport di tutta Italia. Non era però un tipo che si sedeva sugli allori, pur potendo contare su artisti di quel calibro. Un giorno una ragazzina si presentò nel suo ufficio perché ne aveva rintracciato su Internet: era scappata da casa e voleva fare la cantante. Renzo telefonò ai genitori, la rispedì nella sua città con la promessa che, terminata le scuole superiori, le avrebbe dato una mano. Fu di parola: a quella giovane fece incidere un disco coinvolgendo collaboratori importanti. Le fece fare anche qualche concerto, tentò di portarla a manifestazioni nazionali. La ragazza non ebbe fortuna, ma Renzo rimase sempre convinto di aver profuso tanta energia per un talento autentico. Così come era assolutamente convinto del talento di Claudio Lolli per il quale da tempo pensava a una tournée con tutti i crismi.
FANTINI era nato a Bologna il 9 maggio del 1946 ed era entrato nel mondo dello spettacolo lavorando fianco a fianco di Bibi Ballandi. Poi nei primi anni Settanta la scelta: un’agenzia propria per poter lavorare sul versante dei cantautori, dei brani d’impegno. Perché se a qualcosa lui fermamente credeva, quella era la canzone colta. E la libertà e il rispetto che l’artista meritava, pur nella diversità di vedute. Bolognese doc nei modi e nella sostanza, tifoso della squadra di calcio, forse più invidiato che amato in città, Renzo Fantini si è sempre mosso nel mondo della musica leggera come un gentiluomo un po’ snob e un po’ appartato. La sua forza è stata la complicità protettiva fatta di confidenze, progetti, idee che sapeva stringere con i suoi cantanti. Che erano i suoi amici più veri e dai quali riceveva autentico affetto.
LA SUA LEZIONE non si spegne: adesso lo staff che in tutti questi anni gli è stato accanto (Rita Allevato, Stefania Capretti) continuerà con i due figli Millo e Luigi il lavoro già avviato. I funerali si terranno oggi pomeriggio in forma strettamente privata.
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