mercoledì 16 marzo 2011

"Raffa, in che album era Vorrei?"


FRANCO GIUBILEI - BOLOGNA - La Stampa

Nella bacheca delle pubblicazioni di Palazzo D’Accursio sta scritto bello chiaro: Francesco Guccini e Raffaella Zuccari «intendono contrarre matrimonio in Bologna». Poi chiedi conferma al diretto interessato e lui, fedele alla linea di una riservatezza leggendaria, senza la minima incrinatura nella voce risponde «nulla so, no comment». Al che insistiamo, gli diciamo che la notizia ci è stata riportata da un suo caro amico, ma il decano dei cantautori italiani non si scompone e ridacchia arrotando le erre: «Non credo proprio che i miei amici siano informati». Eppure è vero, Guccini Francesco convolerà a giuste nozze entro l’estate con Raffaella, sua compagna di vita già da una quindicina d’anni. Alla domanda se le abbia mai dedicato una canzone, la chiacchierata telefonica prende una piega surreale, perché Guccini prima risponde indicando il titolo Vorrei, poi si rivolge direttamente alla promessa sposa, che è con lui nella casa di Pàvana, per chiederle se si ricorda in che album era stata pubblicata: «Raffa! in che album è Vorrei?». «In D’Amore di morte e di altre sciocchezze», gli suggerisce Raffaella in diretta. Il testo è un’ode tenerissima all’amore: «Vorrei cantare il canto delle tue mani, giocare con te un eterno gioco proibito/ che l’oggi restasse oggi senza domani, o domani potesse tendere all’infinito».

E così, giunto alla soglia dei 71 anni - aveva festeggiato i settanta con un concerto in piazza Grande nella sua Modena- «piccola città bastardo posto» l’estate scorsa -, il maestro si sposa, anzi, si ri-sposa, perché già nel 1971 si era unito in matrimonio con Roberta Baccillieri. Per quest’ultima aveva scritto Vedi cara, testo in ossequio allo spirito dei tempi, correva l’anno 1970 e il disco era Due anni dopo: «Vedi cara, è difficile a spiegare, è difficile parlare dei fantasmi di una mente/ Vedi cara, tutto quel che posso dire è che cambio un po’ ogni giorno, è che sono differente». Due anni più tardi Roberta sarebbe stata immortalata nella foto che la ritrae insieme a Guccini sul retrocopertina di Radici: lui con l’immancabile barbone nero e il gatto sulle ginocchia, lei un bel sorriso enigmatico e lunghi capelli ramati dello stesso colore del vestito. Dura sei anni e si separano, dopodiché il cantautore modenese comincia una nuova storia con Angela, da cui nel ’78 ha una figlia, Teresa, che finisce in una canzone dal titolo affettuosamente irridente, Culodritto, inserita nell’album Madame Bovary: «Vola, vola tu, dov’io vorrei volare/ verso un mondo dove è ancora tutto da fare/ e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare».

Anche la fine del rapporto con la compagna di allora va a ispirare un pezzo che più dichiarato non si può, fin dal titolo Farewell, addio. È il ’93, ma di lì a qualche anno ecco comparire al suo fianco un’altra donna: si chiama Raffaella Zuccari, è un’insegnante di lettere alle scuole medie di Porretta Terme, non lontano da Pàvana, dove nel frattempo Guccini si è trasferito. Chi li conosce entrambi dice che sono fatti l’uno per l’altra, stesso amore per la letteratura, stessi interessi e passioni. Guccini però risponde solo su altre questioni, come il nuovo libro al quale ha appena cominciato a lavorare: «L’argomento però è ancora segreto, posso solo dire che non è un giallo» e qualche canzone che gli sta girando per la testa: «Qualcosa c’è ma è ancora immaturo». Pochi giorni fa ha partecipato a un convegno della rinata Lotta continua che commemorava Francesco Lorusso, lo studente ucciso nei disordini del ’77 bolognese: «C’erano reduci dai capelli ingrigiti e giovanissimi, se si fondono insieme penso sia una buona cosa, perché ci sono motivi seri come la difesa della Costituzione». Poi gli vengono in mente altri due brani composti per la futura sposa: Canzone delle colombe e del fiore e Certo non sai. Ma sul sì imminente non c’è verso di avere una conferma: «Nulla so, no comment».

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